Corriere della Sera (Bergamo)

Solano: è la mia strada verso il sogno Nba

- M.G.

Stando alle sue caratteris­tiche e ai numeri, a Bergamo dovrebbe essere sbarcata un’arma di divertimen­to di massa. Non si fanno 60 punti in una partita per sbaglio, anche se il campionato cinese non è certo il banco di prova più duro. L’impression­e è che se la squadra di Ciocca vuole festeggiar­e il ritorno in A2 con la salvezza, Gelvis Solano deve garantirne almeno 20-25 a partita: «Sono abituato a segnare tanto, soprattutt­o quando riesco ad avere la stessa energia lungo i 40 minuti. Il migliore della squadra? Non sento pressioni, non penso a queste cose, penso che tutti sarebbero felici anche se ne realizzass­i solo 15. Il mio obiettivo è dare tutto me stesso in campo».

Sin da ragazzo i tifosi lo hanno ribattezza­to il Westbrook dominicano, un soprannome impegnativ­o: «Capisco perché l’hanno coniato: effettivam­ente il mio modo di giocare è simile al suo ed è uno dei miei modelli di riferiment­o insieme a Kobe Bryant. Penso che la filosofia mia e di Russell sia riassumibi­le così: non importa quanto sei alto, devi fare di tutto per segnare e arrivare al ferro». Solano non è tipo da proclami, è estremamen­te umile ma non nasconde le sue ambizioni: «Voglio andare in Nba, è una cosa in cui credo — dice —. In passato allenatori e giocatori mi hanno detto che ci posso arrivare. Magari servirà qualche anno di crescita da questa parte dell’Oceano ma poi penso di poter puntare in alto. Quest’estate avevo altre opzioni in Sud America ma cercavo un’opportunit­à in Europa: mi hanno cercato in Spagna e in Francia, ma poi ho scelto l’Italia».

Nato a Santo Domingo, cresciuto dall’età di 8 anni a New York, laureato in criminolog­ia al Merrimack College, Gelvis è un ragazzo che rifugge gli stereotipi, a partire da quello dei tatuaggi: «Credo di essere l’unico tra i miei amici che giocano a non averne — dice —. È una cosa che non piace alla mia famiglia, e io ho scelto di rispettare questo principio e di non ribellarmi. Ci tengo molto alle mie radici».

Bergamo sembra aver già conquistat­o il cuore di Gelvis: «Bergamo è una città stupenda, spero che tra un paio di mesi possa venire qui la mia ragazza, Rylie Hammond, anche lei gioca a basket. In palestra ho trovato un gruppo di ragazzi molto coeso, lavorano

New York e Cina Dominicano, è cresciuto negli Usa, nel campionato cinese l’exploit con i 60 punti in una partita

e sono molto tranquilli. Si gioca un basket molto fisico, Ciocca è molto concentrat­o sull’aggressivi­tà in difesa mentre in passato ho trovato allenatori più orientati sull’attacco: per me non è un problema, posso adattarmi se questo serve a vincere. Mi avevano detto grandi cose dell’Italia e le mie aspettativ­e sono state confermate dalla realtà. L’obiettivo? Non mi piace fissare traguardi di basso livello, so che qui vogliono la salvezza ma io voglio pensare ai playoff».

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