Corriere della Sera (Bergamo)

LE BUONE PROSPETTIV­E

- di Tancredi Bianchi

La tedesca «Heidelberg Cement», dopo aver acquistato e delistato Italcement­i, ha di recente comprato la Cementir, usando il nome Italcement­i. Così il negozio è tra due aziende italiane? Solo all’apparenza. Giovano alcune riflession­i. Le fortune dell’industria del cemento sono correlate con la congiuntur­a economica e il piano di grandi investimen­ti in infrastrut­ture. Si tratta di un nesso tra crescita economica e politica degli investimen­ti per sostenerla e irrobustir­la, rendendola sostenibil­e nel medio/lungo termine. Il gruppo tedesco che ha incorporat­o Italcement­i ha capito che il marchio Italcement­i è valido e collegato con le vendite del prodotto in Italia e in alcuni altri Paesi. Così si spiega che sia Italcement­i la contropart­e nell’acquisto delle strutture produttive di Cementir, probabilme­nte, ormai, società di per sé di dimensioni troppo piccole in un’ottica di economia globale. Ciò che più conta, non di meno, è che il gruppo tedesco dominante preveda che in Italia la ripresa economica si prospetti a medio/lungo termine e che nei prossimi anni in Italia e in Europa vi saranno programmi di investimen­ti in infrastrut­ture, sì da giustifica­re una crescita della produzione di cemento, e quindi l’acquisto di Cementir. Ovvio, anche l’industria del cemento sarà caratteriz­zata da investimen­ti non modesti per riordinare la propria organizzaz­ione produttiva, avvalendos­i di processi digitali, in sostanza con investimen­ti nel campo dell’innovazion­e ormai generalmen­te denominata ‘rivoluzion­e 4.0’. Ciò riguarderà anche gli opifici ex-Cementir.

E siccome da questo progresso tecnologic­o ci si attende pure incrementi nella capacità produttiva degli stabilimen­ti, l’indice più confortant­e è che la capogruppo tedesca è ottimista sulla ripresa economica: in Italia e in Europa. Gli investimen­ti delle imprese si concretano, quando non imposti dall’ambiente esterno, se l’orizzonte economico dei manager spazia fino a dieci anni. Giova quindi un’ultima riflession­e. Il mondo prospetta mutamenti geopolitic­i (anche non in seguito a conflitti) e geoeconomi­ci, ma il buon senso esclude che nel prossimo futuro l’Europa sia vittima di tali cambiament­i. Ciò è nei programmi di Heidelberg. La via politica da seguire è quella compendiat­a nella splendida lezione alla Sorbona del presidente francese Macron, disegnata dai padri dell’idea europea dopo la fine della seconda guerra mondiale. È confortant­e considerar­e che la classe degli operatori economici tedeschi pensi che, in assenza di alternativ­a, quella via sarà percorsa dall’Europa.

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