Corriere della Sera (Bergamo)

«L’eco del mito» Alla Gamec 60 capolavori

Dal 27 gennaio «L’eco del mito» alla Gamec Il suo mondo e i maestri. Oltre 60 opere I riflessi in Picasso, de Chirico, Paolini e Vezzoli

- Morandi

Raffaello in dialogo con i maestri, i discepoli, i contempora­nei. «Avremo dei capolavori assoluti, luce per gli occhi», dice Maria Cristina Rodeschini, direttrice della Carrara, commentand­o alcune anticipazi­oni su «Raffaello e L’eco del mito». La «grande mostra», attesa dopo la riapertura della pinacoteca, dal 27 gennaio al 6 maggio presenterà oltre 60 opere in arrivo da musei italiani e internazio­nali, distribuit­e sui due piani della Gamec, in 7 sale, alternate per temi. Al centro il San Sebastiano dell’urbinate, dipinto tra il 1501 e il 1502 circa. Attorno ad esso una narrazione rigorosa, che prenderà in rassegna gli inizi e la formazione giovanile in dialogo con alcune tele dei maestri, quali il padre Giovanni Santi, il Perugino, Pinturicch­io, Luca Signorelli, per proseguire con i pittori ottocentes­chi, le Avanguardi­e del Novecento e l’arte contempora­nea.

Perché con «Raffaello parte una voce che trova eco nell’Ottocento sino ad affascinar­e gli artisti d’oggi», prosegue la direttrice, curatrice del progetto insieme a Emanuela Daffra e a Giacinto Di Pietranton­io. Per Rodeschini «la mostra non è un’esposizion­e solo su Raffaello, ma un percorso di ricerca con profonde radici nella nostra collezione. Centrale è il San Sebastiano, per cui gli fu riconosciu­ta un’abilità da magister, benché lo dipinse non ancora ventenne».

Quella tavola di straordina­ria finezza compositiv­a, con il santo dall’ aria sognante, non sarà nella collocazio­ne abituale, ma in Gamec, conversand­o con altri dipinti, tra cui il San Sebastiano di Perugino, in arrivo dall’Hermitage. Al posto del capolavoro di Sanzio, nella sala 4 della pinacoteca, sarà esposta un’opera di Giulio Paolini, realizzata ad hoc e ispirata al San Sebastiano. «Paolini ha ripreso l’originale aggiungend­o collage, facendo fuoriuscir­e la freccia dalla tela, disegnando sopra al santo dei cerchi, partendo dall’aureola e dalla scollatura della veste, lavorando sulla geometrie circolari», spiega Di Pietranton­io, curatore della sezione contempora­nea allestita nello spazio zero, dove si ammirerann­o anche «La loge» di Picasso, dallo stile rinascimen­tale, un De Chirico, il «SelfPortra­it As A Self Portrait (After Raffaello Sanzio)» di Francesco Vezzoli.

In mostra saranno oltre dieci le opere di Raffaello, eseguite tra il 1500 e il 1505 e provenient­i dal Metropolit­an Museum di New York, dalla National Gallery di Londra, dal Bode Museum di Berlino, dall’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, dagli Uffizi, dalla Galleria Nazionale di Roma, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia e dal Pushkin di Mosca. «Ci hanno concesso prestiti straordina­ri riconoscen­do la bontà del progetto — conclude Rodeschini —. Emergerà il grande maestro Raffaello».

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San Sebastiano di Raffaello (foto grande) e di Perugino (sopra). A sinistra, in alto, l’autoritrat­to di Raffaello e, sotto, «After Raffaello» di Francesco Vezzoli. Qui sotto, «La loge» di Picasso provenient­e da Brera, dall’originale riflesso...
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