Corriere della Sera (Bergamo)

Contratti dei prof, Gdf all’Università

Le Fiamme gialle acquisisco­no i fascicoli di dieci docenti per verificare esclusive e lavori extra

- di Giuliana Ubbiali

La Guardia di finanza ha acquisito la documentaz­ione relativa a una decina di professori negli uffici amministra­tivi dell’Università di Bergamo. C’è stata più volte, anche nei giorni scorsi. Ora spulcerà i contratti per verificare se i docenti rispettano le condizioni. Le esclusive, per esempio, che danno diritto a un’indennità a fronte della rinuncia a insegnare in altri atenei. O i lavori extra non consentiti. Le eventuali violazioni possono tradursi in danno all’Erario e, di conseguenz­a, passare nelle mani della Corte dei conti.

«Buongiorno, Guardia di Finanza». Una frase così fa venire il mal di pancia anche a chi è sicuro di non avere scheletri nell’armadio. O meglio, nel cassetto, perché è tra le carte che le Fiamme gialle mettono le mani e la testa.

Qualche agitazione la provochera­nno gli accertamen­ti in corso sui contratti di una decina di professori dell’Università di Bergamo. I finanzieri si sono presentati più volte negli uffici amministra­tivi dell’Ateneo, anche nei giorni scorsi, per chiedere la documentaz­ione. Una presenza che, per quanto discreta, senza divise e lampeggian­ti da blitz, ha provocato qualche rumor. Non si tratta di un’inchiesta sull’onda degli arresti di Firenze per la spartizion­e delle cattedre. Non c’entra nulla.

Allo stato, quello di Bergamo è un lavoro amministra­tivo partito già da qualche tempo. Si parla dunque di possibili profili di danno all’erario, una faccenda da Corte dei conti, ma dipende da che cosa emergerà dalla documentaz­ione. Gli uomini di via dei Partigiani spulcerann­o i fascicoli personali acquisiti negli uffici amministra­tivi (la direzione generale e del personale è in via dei Caniana) per verificare se i contratti vengono rispettati.

Da parte dei docenti, si intende. Di chi ha dato la sua disponibil­ità in modo esclusivo a Bergamo, soprattutt­o. Questo perché a fronte della «clausola» il compenso è più alto, una sorta di indennità per il fatto di rinunciare a insegnare in altre università. C’è chi è prof a tempo pieno, la sola carriera, e chi, profession­ista in uno specifico settore, porta in cattedra le sue conoscenze lavorative acquisite sul campo. Anche la seconda opzione è possibile, dipende dal tipo di accordo.

Le verifiche riguardano infatti anche altri aspetti. Se, per esempio, chi non potrebbe per contratto, oltre a insegnare in facoltà, svolge un altro lavoro. Non è dato sapere su quali professori sia stata puntata la lente e con quale criterio. Si sa, però, che non appar tengono a un’unica facoltà ma che le verifiche sono trasversal­i.

Dieci prof non sono molti a fronte dei numerosi che insegnano. Dai dati dell’università (sul sito al 2015) risultano 318 docenti e 230 dipendenti tecnico-amministra­tivi. Se in cattedra sale il 38% di donne, dietro a sportelli, computer e scrivanie sono il 76%. Solo i corsi di laurea triennali sono 14, i quinquenna­li sono 3 e i corsi di laurea magistrale sono 16. Economia, Filosofia, Ingegneria, Lettere, Lingue, Giurisprud­enza. Letterati o tecnici, percorsi brevi o percorsi lunghi, la rosa dell’offerta è completa. Gli studenti nell’anno accademico 2015/2016 erano 17.000 ma con l’aumento degli iscritti di quest’anno si viaggia verso i 19.000. Le matricole del 2017 sono 6.861, il 20% in più dello scorso anno. L’obiettivo dell’università per il 2020 è tagliare il traguardo dei 20.000 studenti iscritti.

L’esclusiva Chi rinuncia ad altri incarichi viene pagato con una sorta di indennità

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Il blitz La finanza ha acquisito atti negli uffici di via dei Caniana

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