AEROPORTI «PROTETTI»
Mentre lo sfavillante mito di Ryanair si appanna davanti alle proteste per migliaia di voli cancellati e alle storie un po’ preoccupanti di piloti spremuti come limoni, apprendiamo che a Orio poteva andare molto peggio. Come a Trapani, per esempio, dove le cancellazioni sono state ben più rilevanti perché nessuno ha steso tappeti rossi agli irlandesi. Al contrario, Orio si è «protetto» grazie ai 28 milioni che l’aeroporto dà ogni anno al gigante del low cost: un modo per riconoscere alla compagnia di O’Leary un compenso alla sua redditività, considerata un traino di rilievo per lo sviluppo dello scalo. Soldi ben spesi, dunque, secondo Sacbo e suoi azionisti, che ogni anno si leccano le dita grazie agli utili da capogiro. Del meccanismo di «protezione» ha parlato alla commissione Lavori Pubblici del Senato Vito Riggio, presidente dell’Enac, l’ente che regola la navigazione civile, che ha promesso sanzioni a Ryanair per le comunicazioni tardive agli utenti. La speranza è che siano sanzioni vere, il timore è che possa trattarsi di un buffetto. Perché gli irlandesi hanno in pugno buona parte del sistema aeroportuale. A guardare quei 28 milioni versati da Sacbo, verrebbe da pensare che Ryanair, più che un vettore, sia il vero dominus di Orio, divenuto il terzo scalo italiano proprio grazie al suo principale «cliente». Forse è venuto il momento di chiedersi fino a che punto sia giusto fare ponti d’oro a chi ha costruito la sua fortuna sulla pelle dei piloti e dello Stato italiano, che troppe volte ha girato la faccia di fronte alle storture del sistema Ryanair.