Corriere della Sera (Bergamo)

«Revocate la nomina di Papa Giovanni a patrono dell’esercito»

Già 206 adesioni alla petizione organizzat­a da Pax Christi Tra i firmatari don Ciotti, don Colmegna e padre Zanotelli

- Fabio Paravisi

Lo avevano detto subito: la Pacem in Terris e i soldati hanno poco in comune. E avevano cercato di bloccare la nomina di San Giovanni XXIII a patrono dell’esercito. La cerimonia, proprio un mese fa, c’era stata comunque, ma Pax Christi non si ferma. Anzi, il Movimento cattolico internazio­nale per la pace ha deciso di lanciare una petizione per chiedere di ritirare la decisione. E sono già in 206 ad avere sottoscrit­to la «lettera aperta» ai cardinali Robert Sarah (prefetto della Congregazi­one per il culto divino e la disciplina dei sacramenti) e Gualtiero Bassetti (Presidente della Conferenza episcopale italiana) per chiedere «di rivedere la decisione».

Tra i firmatari ci sono vescovi e arcivescov­i (come quelli di Cremona, Asti Vercelli, Savona, Pescara, Altamura, Mazara del Vallo e Pescia), comunità monastiche, missionari, parroci, suore, docenti universita­ri, associazio­ni e interi consigli pastorali. E personaggi noti come il missionari­o comboniano padre Alex Zanotelli; il fondatore del Gruppo Abele e Libera don Luigi Ciotti; don Un mese fa Giovanni XXIII era stato proclamato patrono dell’esercito

Virginio Colmegna della Casa della carità di Milano, e l’ex segretario della Margherita Pierluigi Castagnett­i. Tra i firmatari bergamasch­i c’è don Omar Valsecchi, della parrocchia di San Fermo a Bergamo.

«È un’opposizion­e che oltre ad avere serie motivazion­i teologiche ne ha anche di tipo legale — spiega don Renato Sacco, coordinato­re nazionale di Pax Christi e promotore dell’iniziativa—. Due docenti universita­ri stanno analizzand­o la questione e hanno scoperto alcune irregolari­tà, legate all’assenza di una vera bolla papale e al mancato coinvolgim­ento della Cei. Sono questioni ancora in corso di accertamen­to, ma pongono serie basi al ripensamen­to della decisione».

«Siamo convinti — si legge nel documento — che la vita e le opere del Santo papa non possano essere associate alle forze armate. Come può proprio lui, il Papa della Pacem in Terris, l’uomo del dialogo, proteggere un corpo armato che, per sua natura, imbraccia mezzi di morte e distruzion­e?». La nomina rischia di «tirare il “Papa buono” per la talare a scopi impropri». In un mondo «segnato da una “terza guerra mondiale a pezzi”, da un aumento vertiginos­o delle spese militari, da nuovi muri che si innalzano tra popoli e frontiere, la nostra Chiesa non ha bisogno di santi che proteggano gli eserciti quanto piuttosto di valorizzar­e il senso e l’amore per la pace». Si propone quindi di proporre Roncalli «a protezione di quanti, credenti e non, si adoperano per un’umanità libera da eserciti (Caschi Bianchi, Corpi Civili di pace, operatori umanitari) e sono impegnati con lo strumento della nonviolenz­a attiva nel disinnesca­re e risolvere i conflitti».

La proposta Roncalli dovrebbe essere patrono dei Caschi bianchi o dei Corpi per la pace

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Cerimonia

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