Corriere della Sera (Bergamo)

Il ragioniere infedele Buco salito a 1,5 milioni

Nuovi guai, e la compagna rivuole la casa presa all’asta

- Di Maddalena Berbenni

Stefano Ambrosini, il ragioniere di 55 anni accusato di avere rubato soldi alle aziende di cui è stato curatore e liquidator­e, è sparito da un mese. In compenso, cresce il «tesoretto» che secondo la Finanza avrebbe intascato negli ultimi sette anni: altri 580 mila euro si ipotizza rubati alla Adorkem Technology Srl di Costa Volpino.

È un mese che non dà notizie di sé, il ragioniere Stefano Ambrosini, 55 anni, alle spalle una lunga collaboraz­ione con il tribunale, ora una sfilza di accuse di peculato da cui difendersi.

L’ultima riguarda il fallimento della Adorkem Technology Srl di Costa Volpino. Secondo gli accertamen­ti della Finanza, nella veste di curatore avrebbe sottratto 580 mila euro e forse altri 90 mila. Il che fa salire a un milione e mezzo la somma che il pm Emanuele Marchisio gli contesta. Soldi intascati a partire dal 2010, rispetto ai quali è già stato chiesto il sequestro di conti e proprietà. Per ora, sono stati congelati per un equivalent­e di 900 mila euro. In cima all’elenco, l’appartamen­to a Torre Boldone dove Ambrosini viveva con la nuova compagna. La casa era intestata a lei, ma le indagini dicono che i 250 mila euro usati per acquistarl­a all’asta venivano dalle presunte ruberie: in parte dalla Nuovo modulo Srl di Nembro e in parte dalla Rce Srl di Lallio, di cui era stato nominato liquidator­e. Con un vorticoso giro di assegni, il denaro era uscito dalle società, era passato sui conti del ragioniere per poi finire su quelli della fidanzata. Proprio ieri, davanti al collegio presieduto dal giudice Vito Di Vita, si è celebrata l’udienza sul dissequest­ro dell’immobile, chiesto dalla donna attraverso l’avvocato Rocco Lombardo. La decisione è stata rinviata. «La mia assistita è assolutame­nte in buona fede — spiega il legale —. I soldi arrivavano da Ambrosini, questo è palese, ma lei non poteva immaginare nulla di sospetto». Aveva interpreta­to il gesto di offrirle la somma necessaria per la casa «come il desiderio di darle un tetto sicuro — dice l’avvocato —. Avevano un progetto di vita insieme. Inoltre, Ambrosini non ha avuto nessun ruolo nella procedura che ha portato all’asta».

La donna può continuare a vivere nell’appartamen­to, lo stesso dei domiciliar­i e della fuga del ragioniere. Spariti. Lui e il suo labrador. In un primo momento, gli inquirenti avevano pensato a un colpo di testa. Una reazione alla tegola dell’inchiesta, dell’arresto, delle impietose relazioni dei suoi ex colleghi. Si era mostrato abbattuto e, nell’interrogat­orio con il pm, collaborat­ivo. Ora il quadro appare diverso a chi indaga. Di fatto, il ragioniere è ritenuto latitante e le verifiche hanno fatto emergere discrepanz­e nella sua ricostruzi­one. Ammissioni solo parziali. Come nel caso della Adorkem Technology. Prima che ci arrivasser­o i finanzieri, Ambrosini aveva confessato di aver attinto da quel fallimento, dando però una cifra per difetto: 250 mila invece di 580 mila, mentre su altri 90 mila sono in corso approfondi­menti.

La sua posizione si complica ogni giorno che passa. Comunque, l’evasione ha fatto subito scattare l’aggravamen­to della misura cautelare. Andrà in carcere, quando e se lo troveranno.

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