Il Foresta nel centro psichiatrico
Il senegalese lascia il carcere. Gli agenti parte civile
Ci sono voluti due mesi di attesa, perché gli accessi alle Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) sono regolati in base al criterio della residenza. E lui, senegalese di 48 anni, un metro e 90 di altezza, a Bergamo viveva accampato in un boschetto tra via Europa e la circonvallazione. Da due settimane Khadim Seck, ribattezzato «Il Foresta», è stato trasferito a Castiglione delle Stiviere, Mantova. Il 12 maggio al semaforo di Campagnola, a pochi minuti dal suo rifugio, ha dato in escandescenza e ferito due agenti della questura, intervenuti a calmarlo dopo le chiamate degli automobilisti. Impugnava un paio di forbici, una poliziotta finì al pronto soccorso. Ieri mattina, la prima udienza del processo che lo vede imputato per quell’aggressione si è conclusa con un rinvio all’11 febbraio 2018. In questi mesi, sarà curato dagli specialisti della struttura del Mantovano, che entro fine gennaio dovranno produrre una relazione. Il tribunale vuole capire fino a che punto il senegalese, dichiarato socialmente pericoloso, è incapace di intendere e di volere. Era stato il pm Giancarlo Mancusi, ad agosto, a chiedere la misura di sicurezza provvisoria. In carcere era emerso che «Il Foresta» era incompatibile con il regime di detenzione. Litigava con tutti, era ingestibile. Ma, appunto, c’era lo scoglio della residenza. Martina Giacon e Mario Bruni, gli agenti feriti, si sono costituiti parte civile. (mad.ber.)