«Senza soldi l’hospice chiude»
Accreditato sulla carta dalla Regione, ma non ha sostegno economico.
«Se la situazione non cambia, l’hospice di Treviglio chiuderà il 31 dicembre e la Bassa bergamasca rimarrà senza il servizio». Lancia un grido d’allarme il presidente della Fondazione Anni Sereni, Augusto Baruffi. La Fondazione che gestisce la Rsa di Treviglio, Caravaggio e Fara d’Adda, ha avviato il progetto nel 2014 accendendo un mutuo da 2,5 milioni di euro. Inaugurato nell’ottobre 2015 l’hospice può ospitare 8 pazienti e c’è anche un reparto di 10 posti per post acuti. «È stata un’operazione sostenuta da tutto il territorio — chiarisce Baruffi — e che non nasceva dal nulla. C’era un bisogno forte a cui abbiamo voluto rispondere». Nel 2014, infatti, l’Ats di Mara Azzi metteva l’hospice di Treviglio in testa ai progetti prioritari. A fine 2015 la Regione ha riconosciuto l’accreditamento della struttura ma poi non ha compiuto il passo finale di metterla a contratto, cioé stanziare i soldi perché fosse mutuabile. La Fondazione ha pazientato, coprendo il costo con proprie risorse, 300 mila euro l’anno. «Ora — conclude Baruffi — non ce la facciamo più». Mentre l’Ats fa sapere che «tocca alla Regione» e nella questione non ha alcun ruolo, i sindaci del territorio sono pronti a mobilitarsi ma il loro impegno slitta. Previsto ieri, se ne parlerà lunedì così da non interferire sul referendum di domenica. La possibile chiusura dell’hospice accende anche lo scontro politico. «È mai possibile che la Regione non riesca a trovare i soldi per i malati terminali della Bassa? — interviene la capogruppo del Pd di Treviglio Laura Rossoni —. C’è da chiedersi perché il nostro territorio non venga tenuto in considerazione se non per autorizzare discariche». «Il presidente e il cda hanno fatto una scelta sapendo di non avere garanzie — ribatte il sindaco Juri Imeri —. Nonostante questo, riteniamo necessario il servizio e non abbiamo mai lesinato richieste alla Regione».