«Così abbiamo liberato Raqqa dall’Isis»
Curno, il trentenne arruolato in Siria è tornato salvo in Italia: il racconto del fronte
Il nome non lo ricorda, anche se quella notte lo ha ripetuto all’infinito. E anche se la storia del soldato che lo portava forse non uscirà più dalla vita di Claudio Locatelli, che ha 30 anni, è cresciuto a Curno e ora racconta i suoi 7 mesi in Siria da combattente nell’Ypg. Domenica sera è atterrato a Malpensa, vivo e senza cicatrici, con la famiglia ad aspettarlo in aeroporto. Come un ragazzo qualsiasi. O forse no.
Un coloratissimo presidio si piazzerà sabato davanti alla prefettura di Bergamo. Dalle 16 alla 18.30 arriveranno in via Tasso decine di senegalesi, parenti e amici della famiglia di Bara Thian, il ventenne abitante ad Almè morto la sera del 22 luglio ad Ubiale, cadendo in un burrone mentre fuggiva da chi lo inseguiva dopo una lite. Per la morte del giovane di origini senegalesi sono indagati per omicidio preterintenzionale due uomini e una donna, appunto coloro che stavano inseguendo il ragazzo.
«Ma non abbiamo più saputo niente di certo, e la nostra paura è che con il passare del tempo la cosa venga fatta cadere e dimenticata», spiega Tidiane Seck, vicepresidente dell’Associazione
senegalesi bergamaschi, che ha la sua sede in Corso Europa a Zingonia. Proprio lì alla fine di agosto si erano raccolte a pregare 150 aderenti all’Associazione donne senegalesi, la cui presidente che Yacine Fall aveva letto una lettera alla madre di Bara: «Un perché non troverà magari mai risposta. Sembra perso nel nulla. Perché siamo in Italia. Perché siamo nel loro Paese. Perché a casa loro siamo stranieri. Perché siamo la causa del loro male. Perché non siamo dello stesso colore. Siamo solo neri, siamo di colore. Ma di che colore sei tu, fratello bianco?». Nell’ultimo mese le indagini non hanno avuto sviluppi, e i senegalesi hanno deciso di scendere in piazza: «Dovremmo essere almeno in un centinaio, ma forse anche di più — dice ancora Seck —. Sarà una manifestazione assolutamente pacifica: il nostro scopo è solo quello di sensibilizzare le istituzioni perché la morte di Bara non sia dimenticata. E che la sua famiglia ottenga giustizia».