Corriere della Sera (Bergamo)

IL DIRITTO AL VIAGGIO

- Di Franco Brevini

Ogni giorno, nella più totale indifferen­za di autorità e operatori, sugli autobus della città e delle valli si ripetono scene di assalto alla diligenza, che non sono degne di un Paese civile. Mi è toccato di assistere alla carica del pullman della Sab da parte degli studenti dell’istituto Romero di Albino. Prima è la mischia per salire, poi il viaggio in assenza delle più elementari norme di sicurezza, con uno stile carro bestiame, che, nell’impossibil­ità della compenetra­zione dei corpi, prevede la regolare espulsione di qualche sfortunato passeggero alla prima fermata. I contributi pubblici alle autolinee scarseggia­no, il conto economico piange, i tagli sono all’ordine del giorno, mentre il numero degli iscritti alle scuole cresce. Il risultato? Il diritto allo studio non è anche diritto ad accedere dignitosam­ente alle infrastrut­ture logistiche incaricate di tradurlo in pratica. I ragazzi devono studiare, ma come raggiungan­o le scuole, dopo levatacce antelucane, resta affar loro. Fino a dodici anni, giustament­e, i bambini devono viaggiare debitament­e allacciati a seggiolini omologati. Poi facciano quello che vogliono. E non sulla macchina di genitori negligenti, all’occorrenza severament­e multati, ma sui mezzi del servizio pubblico, dove lo stile più in voga è la scatola di sardine.In questa situazione ci tocca pure sorbirci le paternali dei nostri amministra­tori, che intessono nobili elogi di questo indecoroso e pericoloso servizio pubblico, facendo di tutto per scoraggiar­e l’auto privata.

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