Corriere della Sera (Bergamo)

Per 400 metri in un canalone Muore sul Coca

Bortolo Pinessi, 66 anni, di Torre de’ Roveri, stava scendendo dal Pizzo Coca con due amici

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Bortolo Pinessi, 66 anni, di Torre de’ Roveri, era socio del Cai. Conosceva la montagna, ma in vetta ha lasciato la vita. In discesa dal Pizzo Coca, a Valb0ndion­e, è finito in un canalone per 400 metri. Pensionato, era volontario della Onlus Pegaso.

Lunedì mattina, Bortolo Pinessi aveva guidato una delle due auto della onlus Pegaso, di Torre de’ Roveri, che si occupa del trasporto di disabili e di anziani. Come ogni settimana, quello era il suo giorno fisso da volontario. Gli altri giorni erano per le passioni che a 66 anni, da pensionato della Meccanotec­nica, si poteva concedere. Come la montagna, da socio del Cai da anni.

Ieri in montagna ha lasciato la vita, a 3.000 metri di quota, appena sotto il Pizzo Coca, la montagna più alta delle Orobie. È precipitat­o in un canalone, scivolando per 400 metri. Per recuperarl­o, i soccorrito­ri sono arrivati in elicottero. A terra, altri sette tecnici del soccorso alpino. Erano in tre amici, uno ha lanciato l’allarme. Poco prima delle 14 avevano già raggiunto la vetta. Servono dalle 5 alle 6 ore di cammino e gambe buone per arrivarci. Stavano scendendo, lungo la via Normale.

Lì dove si tocca il cielo non è più un percorso da escursioni­sti ma è un tratto da alpinismo. Non ci si mette in cordata, in alcuni passaggi bisogna attaccarsi alle rocce che, però, a tratti sono friabili. Bortolo Pinessi dev’essere scivolato. È caduto sul lato est, dalla parte della Valmorta, vista mozzafiato sul lago Barbellino ma anche il tratto più ripido. Conosceva la montagna, non solo perché era iscritto al Cai e delle vette era un appassiona­to. Lo indicano i fatti. Lui e i compagni di camminata avevano deciso di compiere in giornata un percorso che di solito si affronta in due giorni.

Il primo, si arriva al rifugio Mario Merelli. Il secondo, si parte per la cima. Il rifugio d’inverno è chiuso, chi va in montagna lo sa, anche se resta sempre aperta una stanza per riposare e dove si trova un punto per le chiamate d’emergenza. Due pulsanti, con uno si chiama il soccorso alpino e con l’altro il numero unico di emergenza 112. Eppure, questa tragedia lo dimostra, è la mon- tagna a comandare. Pinessi viveva con il fratello, nessuno dei due si era sposato. Era originario di Foresto Sparso, ma per lavoro si era trasferito a Torre de’ Roveri. L’azienda era a 300 metri da casa.

«Era un bravissimo volontario, guidava uno delle due automobili per il trasporto dei disabili e degli anziani. Siamo una bella famiglia di venti persone — è commossa Rosaria Marcolli, presidente della Onlus Pegaso —. Lo sentivo il venerdì per i servizi del lunedì, il suo giorno come volontario. Poi aveva altro da fare, giustament­e. Come questa passione per la montagna».

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I soccorsi Il pensionato è stato recuperato in elicottero

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