QUEGLI HIPPIES 4.0
L’era digitale ribalta concetti che noi nati nel Novecento consideravamo tradizionali e immutabili. Il Corriere ha raccontato la storia dei Savoldelli-Licata: due trentenni con due figli che stanno girando il mondo. Adesso si trovano nel Sud Est Asiatico. Si arrangiano come gli capita, ma basano la loro avventura sulla fama costruita con i social network: 46.000 followers su Instagram e 16.000 su Facebook. Vivono nella piazza virtuale, raccontando quel che vedono, cosa fanno, cosa mangiano e così via… Tanto che gli alberghi offrono loro ospitalità gratis purché li citino. La signora Savoldelli rivendica che «accettiamo solo collaborazioni che rispecchino le nostre esigenze». Gente così, un secolo fa, veniva definita con i termini di nomadi, «zingari», vagabondi. E come tale trattata e guardata con sospetto. Cinquant’anni fa li avrebbero considerati «hippies», persone che rifiutavano il modo di vita occidentale. Anche in questo caso, ci sarebbe stato un prezzo da pagare. Oggi, il cerchio si è chiuso: si può vivere come zingari grazie alle sponsorizzazioni e ai followers. Una vita alternativa, e insieme integrata al sistema. Non avere un lavoro fisso è sostituito da quello che la signora Savoldelli definisce elegantemente «essere freelance». Forse il problema dell’immigrazione si potrebbe risolvere così: basterebbe che ogni famiglia di africani o siriani costruisse un profilo social convincente e trovasse degli sponsor. Vedi mai che avessero da raccontare delle storie più interessanti di quella dei Savoldelli-Licata.