«Ascoltare tutti i territori per vincere»
Bruni: va ricordato, siamo sfavoriti
Dovrebbe cercare di convincere tutti, anche sensibilità diverse: nel centrosinistra prevale più la pulsione a dividersi che quella ad unirsi. Spero che dopo 22 anni di governo del centrodestra in Regione, si capisca che c’è bisogno di voltare pagina Roberto Bruni Consigliere regionale
Punti deboli «Un problema per la campagna di Gori è che lo schieramento che lo sostiene è molto eterogeneo»
Roberto Bruni, vent’anni da consigliere comunale fra Alzano e Bergamo, cinque da sindaco del capoluogo e dal 2013 consigliere regionale di opposizione, come vede da sinistra la candidatura di Giorgio Gori?
«Io ne penso tutto il bene possibile. Credo che potrà portare una capacità forte di innovazione e una grande determinazione nel perseguire gli obiettivi».
Da ex sindaco, che cosa pensa gli possa dare in più la sua esperienza al governo della città?
«Soprattutto il fatto di conoscere i problemi concreti che un sindaco incontra nell’esperienza quotidiana. Questo dovrebbe contribuire a migliorare il rapporto tra la Regione e le autonomie locali e, mi auguro, anche a superare una cosa che raramente viene denunciata, cioè una sorta di centralismo regionale che si sovrappone a quello statale».
Ripensando ai candidati di centrosinistra sconfitti negli anni, quali errori dovrà evitare?
«Ho seguito da vicino la campagna di Ambrosoli, che è stato penalizzato dal fatto di essere partito troppo tardi, con primarie in dicembre ed elezioni in febbraio, e ha pagato un deficit di notorietà. Mentre credo che Gori abbia un po’ di tempo in più e se lo sia anche preso, nel senso che si sapeva da tempo che era candidato presidente. E come notorietà ha un’ottima base e si è mosso molto bene». Come deve continuare? «Penso che debba creare soprattutto una campagna elettorale che pur non trascurando le città debba puntare alla Lombardia cosiddetta minore. Perché il centrosinistra spesso vince nelle città ma poi perde nei paesi. Mi sembra buona anche la sua intenzione di avere sì un programma generale ma anche uno per ogni territorio. Mentre in passato si è pensato troppo al carattere generale senza pensare a quelli locali».
Quali sono i punti deboli della situazione di Gori?
«Il fatto che dobbiamo rimontare: è una campagna non semplice, abbiamo delle chance ma non partiamo certo favoriti. Un punto debole, che può diventare forte, è costituito dall’eterogeneità dello schieramento che dovrebbe sostenerlo». E come lo può superare? «Dovrebbe cercare di convincere tutti, anche sensibilità diverse, nonostante nel centrosinistra purtroppo prevalga più la pulsione a dividersi che quella ad unirsi. Spero che dopo 22 anni di governo del centrodestra in Regione ci sia nel centrosinistra la convinzione del bisogno di voltare pagina mettendo da parte le divisioni».
Oltre che da destra, si dovrà guardare quindi anche da sinistra?
«Non è detto. È vero che per ora non si è riusciti a trovare un accordo, ma credo che spazi di manovra ci siano ancora».
Da più parti gli si sta chiedendo di dimettersi.
«Non c’è una ragione al mondo perché debba farlo». E lei si ricandida? «No, basta. Il prossimo anno ne compio 69, ho la mia professione, e in questi decenni di politica ho dato molto e ricevuto molto. Ma se Gori mi chiederà di collaborare, lo farò volentieri».