Mastrovito e il red carpet da regista
Al festival del cinema di Roma con i suoi vampiri: «Più che un film, un’opera d’arte»
Andrea Mastrovito ( foto) ha presentato al festival del cinema di Roma il suo «Nysferatu»: 67 minuti di animazione in bianco e nero, senza parole ma con le didascalie del cinema muto e molta musica. L’artista bergamasco, trapiantato a New York, debutta così nei panni di regista: «La considero una mia opera artistica, più che un film», dice. Nei 35 mila disegni vampiri e richiami costanti all’attualità.
È nato un artista? No. Andrea Mastrovito, artista lo è già da tempo. E con successo, conquistato da una parte e dall’altra dell’oceano. Oltre seimila, ispiratissimi chilometri in linea d’aria tra Bergamo, dove è nato nel 1978, e New York, dove abita e lavora. Se il mito del sogno americano ancora esiste, Mastrovito l’ha preso alla lettera, tanto da assumersi la paternità di un film a disegni animati, «Nysferatu-Simphony of a Century», ambiziosissimo per forma e contenuto. Se ne è accorta con merito la Festa del Cinema di Roma, che ieri l’ha ospitato nella sezione Eventi Speciali. Il titolo è la magica fusione tra le iniziali della metropoli statunitense e il protagonista, Nosferatu il vampiro: personaggio icona del cinema, addì 1922 con l’omonimo capolavoro di Friedrich W. Murnau, ante sonoro e post «Dracula» di Bram Stoker.
Per il suo primo lungometraggio, Mastrovito ha scelto 67 minuti di animazione in bianco e nero, senza parole ma con le didascalie del cinema muto e molta musica (originale, composta da Simone Giuliani). Il risultato è qualcosa che va ben oltre la consuetudine. «La considero una mia opera artistica, più che un film», dice il regista. E forse ha ragione. Zeppo com’è il suo «Nysferatu» di cultura visiva, letteraria, cinematografica. Con forti (forse troppi o troppo espliciti, comunque ammirevoli) richiami alla cronaca dei giorni nostri (la guerra in Siria, i migranti e la paura del diverso, la crisi economica frutto di ardite speculazioni immobiliari). Genesi complicata, durata tre anni e circa 35 mila disegni, realizzati da Mastrovito con una squadra di dodici assistenti, matita alla mano. L’atto del «disegnare — spiega l’autore — rappresenta il passaggio primario da un’idea alla realtà, e sta alla base del lavoro di ogni artista. I miei disegni sono strumenti d’indagine». Sul mondo contemporaneo e le sue paure: «Il vampiro del film è come l’Isis. La Siria, dove è immaginata parte dell’azione, vale oggi la Transilvania ai confini del mondo, di cui Stoker scriveva a fine Ottocento», continua Mastrovito. Il progetto ha un’anima cosmopolita. «Alla sceneggiatura hanno contribuito diverse comunità di migranti (cinesi, messicani, ucraini e vietnamiti, ndr) che vivono a New York», racconta Micaela Martegani, fondatrice a N.Y. di More Art, l’organizzazione no profit che ha prodotto il film: «È stata una sfida — prosegue —. Sembrava impossibile ma l’idea di Andrea era talmente favolosa da doverla per forza mettere in pratica». Tra così tante ispirazioni, multietniche e multiculturali, così tanta America («Bgsferatu non suonava bene», scherza Mastrovito), Bergamo natia è stata comunque uno snodo cruciale. Sono bergamaschi molti dei giovani disegnatori (tutti under 30, di scuola Carrara), così come Marco Marcassoli e la sua «Yanzi», che ha curato il montaggio. Tra i main sponsor anche Fondazione Percassi di Antonio, presidente dell’Atalanta, squadra di cui Mastrovito è tifosissimo: «Un supporto fondamentale. Senza non ce l’avremmo mai fatta». Per la proiezione ufficiale di «Nysferatu», la Festa del Cinema diretta da Antonio Monda, che chiude domani i battenti della sua 12esima edizione, ha scelto la formula dell’accompagnamento dal vivo, voce e pianoforte, all’Auditorium Parco della Musica firmato Renzo Piano. Suggestiva operazione vecchio stile, per un’opera di modernità straordinaria che strizza l’occhio al passato. Agli anni d’oro del muto e del cinema tutto, inteso come arte chiave del XX secolo. Certo, non il solito film di vampiri (sarà per questo che ancora non ha una distribuzione in sala?). Nonostante Andrea Mastrovito continui a schernirsi («Non so se “Nysferatu” sia un film»), forse, è nato un regista.