«Bergamo e il Rinascimento dei valori»
La terra che macina 500 brevetti l’anno evidenzia una «innovazione diffusa» L’icona Km Rosso e il caso «Pradella sistemi»
La riscoperta dell’importanza dei territori industriali come aggregazione di attività tecnologicamente rilevanti è anche un risultato delle riflessioni sulla crisi. La creazione di valore e la resilienza di queste parti dell’Italia durante lo tsunami mondiale hanno sgombrato il campo da quegli argomenti contro l’industria che riempivano i dibattiti prima del 2008. Bergamo Città Impresa è un festival che arriva al momento giusto. La formula «festival» ha almeno due significati. Il primo è relativo alla «stanza di contaminazione» che si crea in un luogo, dove chi ha un respiro locale (ma costruisce e demolisce) si confronta con chi ha alzato lo sguardo sull’ evoluzione delle questioni principali (ma vola magari ad un’altezza sbagliata).
Fenomenologia dell’innovazione made in Bergamo: prendete un materiale vecchio di trecento anni, come il cemento, ed innovatelo. Italcementi lo ha fatto. Ecco così che sul mercato sono arrivati cementi che si illuminano garantendo più sicurezza durante le ore notturne, che abbassano la temperatura al suolo rinfrescando le nostre città, che si riparano da soli garantendo una maggiore durabilità degli edifici e delle opere pubbliche, che si autopuliscono contribuendo ad abbattere lo smog nelle metropoli, che riducono il rumore tra un piano e l’altro nelle case. Cementi intelligenti che controllano lo stato delle strade in caso di pioggia e ghiaccio,cementi trasparenti attraversati dalla luce o che si trasformano in tessuti. Si fa presto a dire innovazione. «È una cosa piccola — spiega Andrea Pontremoli, ad di Dallara automobili e ospite dell’assemblea di Confindustria Bergamo — significa sapere rispondere a una semplice domanda: “Solo io faccio questa cosa?”. Se la risposta è Sì, allora sei innovativo. Se la risposta è “No, ma anche io faccio quella cosa”, mi spiace, ma non lo sei».
Molti pensano che innovare equivalga a lanciare un nuovo prodotto. Il che è parte del ragionamento e ha un suo fondamento e un risvolto territoriale pratico se è vero, come comunicano dalla Camera di Commercio di Bergamo, che nel 2016, tra marchi e brevetti, si sono sfiorate le 500 registrazioni. Una crescita esponenziale se si pensa che mediamente, negli anni ’80, si depositavano 102 brevetti l’anno. Una misura quantitativa di base potrebbe portare a sovrastimare l’attività innovativa bergamasca. Non tutte le ciambelle escono col buco e non tutti i brevetti hanno una loro funzionalità produttiva, ma di certo sono indice di una vitalità capace di trovare terreno fertile in grandi come in piccole realtà. Le prime hanno il doppio di possibilità di introdurre innovazione, nelle divisioni di Ricerca & Sviluppo, ma le medie e piccole imprese possono trovare spazio e possibilità di sviluppo in logiche di filiera e in spazi diversi. Una visione più ampia, che rifugga alle recenti polemiche sulle duplicazioni territoriali di Digital Innovation Hub, porta a considerare e a valutare, anche dal punto di vista geografico, un’innovazione bergamasca «diffusa», quasi trasversale, che si sviluppa, in una sorta di continuum territoriale, tra Dalmine e Bergamo. Un vero e proprio distretto che comprende e raggruppa aziende di altissimo livello, (Tenaris, Radici, Abb, Brembo) oltre a tre istituzioni private — Università, Ospedale e Istituto Mario Negri — come principali enti di ricerca della provincia, e due parchi tecnologici, il Km Rosso e il Point di Dalmine dove dal gennaio del 2014 è stato localizzato l’incubatore. Tra le ultime realtà approdate al Point, dove lo scorso anno sono transitate a vario titolo 2 mila imprese, è la Pradella sistemi. Due soci, una segretaria part time, e studenti «con menti fresche e aperte», dallo scorso febbraio, sono all’opera su Tecatech, una speciale teca per contenere defibrillatori automatici esterni dotata di particolari sistemi innovativi, in grado di mantenere costante temperature e livelli di umidità in tutte le condizioni meteo. La produzione è, ovviamente, in outsourcing. Il «gancio» dell’approdo a Dalmine, per il mantovano Furio Pradella, è stato Bergamo Tecnologica, un progetto che, attivato da Camera di Commercio e Bergamo Sviluppo (fortemente impegnate su questo fronte), fornisce occasioni di miglioramento delle conoscenze e il supporto per individuare le migliori tecnologie per efficientare i processi produttivi. Il concetto è semplice. Individualmente ogni tecnologia avanzata possiede un elevato potenziale di innovazione, ma l’integrazione e la crossfertilizzazione di tecnologie differenti risulta di particolare importanza poiché la combinazione di tecnologie offre una serie di possibilità ancora superiori di favorire l’innovazione e creare nuovi mercati. In effetti, i tecnopolimeri utilizzati nei riscaldamenti a pavimento nel campo edile sono gli stessi che manterranno la temperatura costante nella custodia del defibrillatore. Nella geografia dell’innovazione, il Km Rosso vede nei numeri la sua forza: 20 progetti di ricerca finanziati per 77 milioni di euro, 45 laboratori, 1.834 pubblicazioni scientifiche, 48 brevetti registrati nel 2016, 1.600 tra addetti e ricercatori e un’espansione che si completerà nel 2020. Le opzioni disponibili perché il potenziale di innovazione possa migliorare, e con quello la competitività della pmi e la competenza della forza lavoro, non mancano. Figurativamente l’innovazione è un gomitolo che ha due capi, uno all’inizio e uno alla fine. Il filo può essere più o meno lungo ma essere focalizzati sullo sviluppo di qualcosa di nuovo è meno importante rispetto a sviluppare qualcosa che abbia reale impatto per il cliente e che aggiunga vero valore alla sua vita. Deve arrivare alle istituzioni, in città. Come il cemento fluorescente, che nel mezzo della notte, segnala nel buio più pesto uno stop.