Pagnoncelli: Ue, aumenta la fiducia Fubini: pesa la paura
«La sensazione di impopolarità diffusa dell’Unione Europea è un pregiudizio: in realtà, la fiducia è in crescita». Parola di Nando Pagnoncelli, dati dell’Eurobarometro alla mano. L’a.d. di Ipsos dialoga con Federico Fubini, vicedirettore del Corriere, per la rassegna «Molte fedi sotto lo stesso cielo». Il 47% degli europei diffida delle istituzioni comunitarie, ma il secondo fronte, quello della speranza, dopo il crollo nel buio della crisi (il biennio 2009-10), «si è ricompattato», davanti alle minacce antisistema. In Italia, il dato si polarizza: a fidarsi è il 36%, ma il 53% del campione si sente cittadino europeo. Le note dolenti sono la burocrazia, avversata, e la percezione che i fondi siano sperperati. «Tutti i giudizi negativi sono in calo — avverte il sondaggista —, c’è una ripresa di positività». Non scompaiono le sfide: terrorismo (44%) e immigrazione (38%). «Temi riconducibili alla sicurezza», sintetizza Pagnoncelli. «La propensione a non fidarsi rispecchia da vicino la grande recessione, cominciata negli Usa — riflette Fubini —. La minaccia della deflazione vuol dire populismo, quello visto crescere in Paesi indebitati come Olanda, Francia e Italia». L’Europa centrale e orientale, che ha anticipato queste fibrillazioni, secondo il giornalista va inquadrata con «gli strumenti del reddito e della democrazia». Le forze sovraniste sono alimentate dall’emigrazione, la fuga di 7 milioni di abitanti. «C’è un problema identitario profondo: la paura di sparire», spiega Fubini. Per rompere gli «effetti di agglomerazione», cioè la convergenza delle risorse verso le aree più ricche, Fubini indica la via della presa di coscienza. Con la consapevolezza messa in chiaro da Pagnoncelli: «Si tende ad amplificare la portata dei fenomeni che suscitano allarme sociale», un deficit che in Italia si traduce in un «analfabetismo numerico», deformato dalla paura. «È opportuno conoscere le opinioni, ma è rischioso seguirle».