La moglie non c’è più Il regista Finzi Pasca la racconta a teatro
Finzi Pasca: dedicato a mia moglie scomparsa un anno e mezzo fa Era la stratega della compagnia
L’immagine di locandina: una donna con armatura e labbra rosse. Non sono le sue, ma di Julie, la moglie di Daniele Finzi Pasca, scomparsa nel maggio 2016. Perché «Per te», in scena al Creberg da domani a domenica, è dedicato a lei. Alla sua leggerezza. Al suo spirito. A quell’ombrellino che teneva in borsetta, anche quando non pioveva, e non si sa perché.
«Era una donna organizzata e precisa. Per molti anni è stata la stratega della compagnia» racconta il regista dello spettacolo, co-prodotto con il teatro Donizetti e primo titolo della stagione di prosa, aperta con la poesia delicata del loro «teatro della carezza».
Ripercorrendo la genesi dello spettacolo, Pasca ricorda: «Stavamo per entrare in sala prove, in un teatro di Lugano. Era riuscita a farci sentire di colpo tornati a casa. Improvvisamente è morta. Cosa fare? Quello che dovevamo portare in scena ormai era irrealizzabile. Ci siamo detti: “Facciamo due settimane di prove e vediamo cosa succede”. A differenza di altri spettacoli, disegnati e scritti nel dettaglio, abbiamo lasciato uscire delle immagini pian piano, dedicando a Julie questa avventura». In scena si parla di lei, di Montreal, degli attori. Lo spettacolo è una grande prova, dove il pubblico crede di assistere a quanto succede agli artisti quando costruiscono emozioni. La volontà della compagnia Finzi Pasca era rispettare lo spirito di Julie. «Una amica produttrice mi disse: “Dani deve essere leggero, luminoso, pieno di colori” — racconta il regista —. Così è il nostro spettacolo più buffo. Ci sono immagini stupide, come quella in cui un uomo sogna di trovarsi nudo su una panchina pubblica. Abbiamo costruito “Per te” pensando a ciò che l’avrebbe fatta ridere. È pieno di un’allegria contenuta e di domande. Quando sei in mezzo a un campo di battaglia e non capisci più come è fatta la vita nascono interrogativi che noi clown lanciamo in modo ingenuo».
Sul palco si vedranno dei teli, che danzano nell’aria come se l’essenza di Julie scivolasse in scena, «perché il suo spirito si vede in tutto — continua Pasca —. Nel finale si assiste a un dialogo tra due malati in lotta con i loro draghi, in apparenza leggeri, per raccontare con lievità il dramma». C’è anche molto rosso, quello del sangue, di ferite che scoppiano nell’armatura di un clown. Del rossetto di Julie, «che era la sua arma, lo usava per difendersi», prosegue il regista.
Gli attori, abituati a sospendersi per aria, indosseranno anche delle armature, che «rendono il gesto più faticoso, per raccontare meglio quanto è capitato a Julie, soffocata da questa corazza, il cuore calcificatosi per una malattia rara —spiega il marito —. Un vecchio sciamano le disse che le stava accadendo questo perché in un’altra vita era una guerriera».
In Per te si parla di Julie e si parla a tutti. «In tanti abbiamo perso una persona cara — conclude Pasca —. Nella memoria restano certi dettagli, piccole cose e frammenti che ci permettono di tenerli vivi». Un esempio? La panchina in piazzale Milano a Lugano. Julie e Daniele vi passavamo molto tempo. Lui ci va ancora quando è un po’ perso. «È quell’isola — dice —, dove vado a ritrovarmi».
Il regista «Abbiamo costruito lo spettacolo pensando a ciò che avrebbe fatto ridere Julie»