Lega con i conti bloccati Sospesi gli autisti di Bossi
Finisce una storia, dentro la Lega. Quella degli autisti di Umberto Bossi, spesso bergamaschi. E ancor più necessari per andare a Roma, dopo la malattia del Senatur. Ora però, il Carroccio senza soldi ha tolto anche quelli. E da Fiorano al Serio è partito un volontario, Franco Aresi ( foto).
Una volta li chiamavano «le guardie svizzere». Ai tempi ruggenti della Lega nascente e dei primi governi con Berlusconi, quando Umberto Bossi si spostava aveva sempre attorno a sé un gruppo di bergamaschi. Gente come il suo autista Aurelio Locatelli di Gorlago, Claudio Salvi di Brembilla, Giovanni Tallarini di Villongo, i fratelli Franco ed Emiliano Aresi di Fiorano e il responsabile della sicurezza Massimo Dolazza di Stezzano (ricompensato con due mandati da senatore). Gente capace di rifiutarsi di portare Bossi a Roma perché, dice oggi uno di loro, «non esco dalla Padania».
«Lui pensava che da noi c’era la militanza più vera e se poteva scegliere prendeva i bergamaschi», ricorda il segretario Daniele Belotti. Quando Bossi, colpito dall’ictus, venne spostato in gran segreto dall’ospedale di Varese a quello di Brissago, al suo fianco, come sempre da 15 anni, c’era Franco Aresi, passato poi a fare per nove anni turni di assistenza di 24 ore. Fino a subire, nel 2014, l’onta dell’allontanamento perché bisognava trovare un lavoro a Renzo il Trota. Da allora i tempi sono cambiati: non è più la stessa Lega, non è più lo stesso Bossi e Aurelio porta in giro Salvini. Anche i fedelissimi hanno i loro anni e chi è restato mastica amaro per la sorte del vecchio capo: «Io la Lega la voto ancora perché l’idea è rimasta, ma questi leghisti no». Chissà cosa pensano del fatto che questa settimana Bossi non può andare in Parlamento né alle trasmissioni Rai: dal 3 novembre la Lega in crisi di denaro ha sospeso i due dipendenti che a turno accompagnavano a Roma l’ex leader, limitato dai problemi fisici. La settimana scorsa è tornato in suo soccorso Franco Aresi, che ha portato l’Umberto a Roma come ai vecchi tempi. Ma questa settimana Franco ha dei lavori in casa e Bossi è dovuto restare a Gemonio. L’ex senatore Giuseppe Leoni ha lanciato l’allarme: «Tanti leghisti potrebbero arrabbiarsi per questo trattamento e scappare dalla Lega». Bossi sembra prenderla con filosofia: «Va così», dice. Il Franco forse la pensa ancora come quando, dopo il licenziamento, si era presentato comunque al fianco del senatùr alla festa di Spirano: «È diventato troppo buono e troppa gente se ne approfitta. Ma il capo è sempre lui».
In tanti potrebbero arrabbiarsi per questo atteggiamento della Lega Giuseppe Leoni Ex senatore