Corriere della Sera (Bergamo)

Malato di Hiv violentò la moglie: 5 anni

Villa d’Adda, l’untore impose rapporti non protetti minacciand­o la donna con un coltello

- Di Fabio Paravisi

Non solo ha nascosto alla moglie di essere sieroposit­ivo (come aveva fatto con la fidanzata precedente) ma quando lui ha scoperto il suo segreto l’ha minacciata con un coltello per costringer­la a rapporti sessuali non protetti. Per questo un milanese abitante a Villa d’Adda è stato condannato prima in Appello e poi in Cassazione a 5 anni e 4 mesi. Sentenze che riguardano la violenza ma non l’eventuale diffusione del virus.

Ha avuto tre donne in pochi anni, tenendo sempre nascosto il suo segreto, che avrebbe potuto distrugger­e le loro vite: il fatto di essere malato di Hiv. Non solo: quando una di loro lo ha scoperto, lui l’ha costretta ad avere comunque rapporti sessuali minacciand­ola con un coltello. Per quelle violenze l’uomo è stato infine condannato in via definitiva, con una sentenza che però considera lo stupro ma non la possibilit­à di consapevol­e diffusione del virus.

Era durata per anni la condotta di un cinquantac­inquenne milanese abitante a Villa d’Adda. Forse già con la prima moglie (è una delle ipotesi) che qualche tempo dopo il divorzio è morta (anche se non è possibile sapere la causa del decesso). L’uomo aveva già contratto il virus quando ha avuto una successiva storia con un’altra donna, e poi quando ha sposato un’immigrata bielorussa. È stata lei, qualche anno fa, a scoprire il suo segreto. Stava mettendo ordine in garage quando ha trovato un fascicolo a nome del marito. Dentro ha trovato documenti sanitari dai quali l’uomo risultava avere contratto l’Hiv. Lui ha ammesso tutto, sapendo che la donna non aveva i mezzi economici per lasciarlo o per tornare in patria. Lei ha cercato di impedirgli di avere rapporti sessuali non protetti, ma lui l’ha minacciata con un coltello. La moglie ha sopportato per qualche tempo, poi, appena ha potuto, è fuggita e lo ha denunciato. E lo stesso ha fatto anche la fidanzata precedente, appena ha saputo della situazione. Quest’ultima ha poi cambiato idea ritirando la denuncia, mentre la seconda moglie ha mantenuto ferme le accuse. Anche se in primo grado,

La sentenza Per i giudici l’uomo è «un pericoloso untore incurante della sorte delle donne»

in abbreviato, il gup del Tribunale di Bergamo non ha creduto alle sue accuse. Ma la causa non si era fermata lì: era approdata alla Corte d’appello di Brescia, dove nel giugno 2016 era stata decisa una sentenza a 5 anni e 4 mesi per violenza sessuale continuata. Una sentenza che quindi non teneva conto del pericolo di diffusione del contagio, nonostante il brianzolo venisse definito «un pericoloso untore incurante della sorte delle donne che hanno avuto la sventura di congiunger­si con lui».

Il caso è infine arrivato in Cassazione, che con la sentenza 52051 della Terza sezione penale ha confermato la condanna dell’appello, negando la concession­e delle circostanz­e attenuanti per la «dinamica e la reiterazio­ne delle condotte». La sentenza porta scritta anche la richiesta di privacy sui protagonis­ti della vicenda, quindi non è possibile sapere se la ex moglie dell’imputato sia riuscita a sfuggire al contagio dell’untore.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy