Insegnanti, al 50% dal Sud «Meno di quel che si pensa»
Tra mobilità e precariato, e ancora vittima di stereotipi. È la situazione degli insegnanti meridionali fotografata dal libro «In cattedra con la valigia, gli insegnanti tra stabilizzazione e mobilità», un’iniziativa della Biblioteca «Di Vittorio» Cgil, pubblicato da Donzelli editore, a cura di Michele Colucci e Stefano Gallo. Il libro contiene diversi saggi e tra questi la ricerca di Paolo Barcella, professore all’Università di Bergamo, che racconta la situazione nella Bergamasca. I dati si riferiscono alle graduatorie a esaurimento, che registrano le domande di trasferimento e dunque a quanti scelgono Bergamo come provincia, ma non a chi ci finisce effettivamente. Bergamo negli anni si conferma un centro d’attrazione. «Sulla base dei risultati — commenta Barcella —, la quantità di meridionali iscritta alle graduatorie si suppone molto alta, talvolta sopra il 50% del totale». Inferiore, in ogni caso, «a quella che è la percezione media. Facendo un sondaggio tra un centinaio di persone, c’era chi ritiene la percentuale di meridionali attorno all’80-85%». Numeri spesso accompagnati da un giudizio negativo. «Resistono alcuni stereotipi, come il fatto che questi insegnanti lavorino di meno, o siano meno validi». La situazione sociale non è semplice. «La Buona Scuola, introdotta nel 2015 — ricorda la segretaria di Flc-Cgil Bergamo Elena Bernardini —, ha portato all’assunzione di 100 mila persone in tutta Italia, ma molte, pur di accettare un posto fisso, hanno dovuto emigrare al Nord». (gi.la.)