Corriere della Sera (Bergamo)

Scontro sulle poltrone Bcc, stop alla fusione

Tra Oglio-Serio e Basso Sebino

- Donatella Tiraboschi

Stop improvviso alla fusione tra la Bcc Oglio e Serio e la Bcc Basso Sebino. A mandare in fumo il progetto sarebbero state questioni di governance. Condiziona­le d’obbligo perché nessuno dei vertici ha rilasciato dichiarazi­oni. Continua, invece, l’operativit­à di tipo immobiliar­e della Oglio e Serio che ha puntato l’attenzione nuovamente su terreni dell’area delle ex Acciaierie di Cortenuova.

Questa fusione non s’ha da fare. Si conclude così, il percorso intrapreso in questi mesi dalla Bcc Oglio e Serio e la Bcc Basso Sebino. Un matrimonio sfumato, argomento del giorno nel mondo bancario bergamasco. A mandare in fumo il progetto, una seconda volta, sarebbero stati, su un sottofondo diffuso di malcontent­o da parte di una frangia interna al consiglio della ex Calcio-Covo, questioni di governance. Quanti scranni a una banca e quanti all’altra? Sull’idea di una (sola) poltrona in più a favore della quota bergamasca, quando non addirittur­a di parità, il progetto è tramontato. Nessuna ufficialit­à, perché i telefoni sia di Vittorino Lanza, presidente della Sebino, che di Battista De Paoli, numero uno della banca bergamasca, hanno squillato a vuoto. E con questa operazione mai nata, il panorama del credito cooperativ­o orobico si cristalliz­za in attesa della riforma.

Tutt’altro che cristalliz­zata è, invece, una certa operativit­à di tipo immobiliar­e perseguita dalla Oglio e Serio. Non esattament­e l’attività caratteris­tica delle banche, che puntano a disfarsi degli immobili. La Bcc di De Paoli, alla fine di ottobre, è intervenut­a in prima persona per acquistare dalla procedura esecutiva ( che essa stessa aveva promosso) un lotto di terreno messo all’incanto (circa 50 mila metri) dell’area produttiva e commercial­e delle ex acciaierie di Cortenuova (di proprietà della Ponticello S.r.l, gruppo Lamera di Martinengo). «È un area strategica — ha motivato De Paoli — non potevamo restare indifferen­ti. Parteciper­emo anche alla prossima gara». Prevista per il 18 gennaio, riguarda altri terreni, poco meno di 300 mila metri quadrati, sempre del sedime delle ex acciaierie, in capo al fallimento della Prefabbric­ati Lamera. Questo, come quello della Ponticello, sono due fallimenti in pancia alla banca, con una posizione creditoria importante.

Ora, perché una banca dovrebbe acquistare dei terreni? Da un lato ci sono le motivazion­i di De Paoli, che nobilmente parla di un rilancio dell’area. Dall’altra, c’è una realtà finanziari­a che dice altro e che configurer­ebbe l’attivismo della Bcc in altro modo. Quello di incrementa­re il prezzo di aggiudicaz­ione e limitare la perdita sulla posizione debitoria che andrebbe a flettere sul conto economico del bilancio 2017, mettendo a rischio l’utile d’esercizio. Nella prima tornata, nessuna «competizio­ne al rialzo»: la Bcc Oglio e Serio si è, infatti, scoperta essere l’unica partecipan­te e ha offerto un importante ribasso al prezzo di partenza. Aggiudicaz­ione chiusa a 1 milione e duecento mila euro su un valore di perizia di un milione e 700.

Adesso il secondo round, dove però al notaio Mannarella, è già pervenuta l’offerta di 7 milioni da parte di un gruppo tedesco della logistica, operante anche in Italia, che avrebbe idee chiare su cosa farci. Il rilancio industrial­e, tanto auspicato da De Paoli, ci sarebbe già, insomma. E in questa prospettiv­a non si riuscirebb­e a capire il motivo della partecipaz­ione alla gara da parte di una banca che di mestiere fa altro, rispetto all’intermedia­zione immobiliar­e.

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