Scontro sulle poltrone Bcc, stop alla fusione
Tra Oglio-Serio e Basso Sebino
Stop improvviso alla fusione tra la Bcc Oglio e Serio e la Bcc Basso Sebino. A mandare in fumo il progetto sarebbero state questioni di governance. Condizionale d’obbligo perché nessuno dei vertici ha rilasciato dichiarazioni. Continua, invece, l’operatività di tipo immobiliare della Oglio e Serio che ha puntato l’attenzione nuovamente su terreni dell’area delle ex Acciaierie di Cortenuova.
Questa fusione non s’ha da fare. Si conclude così, il percorso intrapreso in questi mesi dalla Bcc Oglio e Serio e la Bcc Basso Sebino. Un matrimonio sfumato, argomento del giorno nel mondo bancario bergamasco. A mandare in fumo il progetto, una seconda volta, sarebbero stati, su un sottofondo diffuso di malcontento da parte di una frangia interna al consiglio della ex Calcio-Covo, questioni di governance. Quanti scranni a una banca e quanti all’altra? Sull’idea di una (sola) poltrona in più a favore della quota bergamasca, quando non addirittura di parità, il progetto è tramontato. Nessuna ufficialità, perché i telefoni sia di Vittorino Lanza, presidente della Sebino, che di Battista De Paoli, numero uno della banca bergamasca, hanno squillato a vuoto. E con questa operazione mai nata, il panorama del credito cooperativo orobico si cristallizza in attesa della riforma.
Tutt’altro che cristallizzata è, invece, una certa operatività di tipo immobiliare perseguita dalla Oglio e Serio. Non esattamente l’attività caratteristica delle banche, che puntano a disfarsi degli immobili. La Bcc di De Paoli, alla fine di ottobre, è intervenuta in prima persona per acquistare dalla procedura esecutiva ( che essa stessa aveva promosso) un lotto di terreno messo all’incanto (circa 50 mila metri) dell’area produttiva e commerciale delle ex acciaierie di Cortenuova (di proprietà della Ponticello S.r.l, gruppo Lamera di Martinengo). «È un area strategica — ha motivato De Paoli — non potevamo restare indifferenti. Parteciperemo anche alla prossima gara». Prevista per il 18 gennaio, riguarda altri terreni, poco meno di 300 mila metri quadrati, sempre del sedime delle ex acciaierie, in capo al fallimento della Prefabbricati Lamera. Questo, come quello della Ponticello, sono due fallimenti in pancia alla banca, con una posizione creditoria importante.
Ora, perché una banca dovrebbe acquistare dei terreni? Da un lato ci sono le motivazioni di De Paoli, che nobilmente parla di un rilancio dell’area. Dall’altra, c’è una realtà finanziaria che dice altro e che configurerebbe l’attivismo della Bcc in altro modo. Quello di incrementare il prezzo di aggiudicazione e limitare la perdita sulla posizione debitoria che andrebbe a flettere sul conto economico del bilancio 2017, mettendo a rischio l’utile d’esercizio. Nella prima tornata, nessuna «competizione al rialzo»: la Bcc Oglio e Serio si è, infatti, scoperta essere l’unica partecipante e ha offerto un importante ribasso al prezzo di partenza. Aggiudicazione chiusa a 1 milione e duecento mila euro su un valore di perizia di un milione e 700.
Adesso il secondo round, dove però al notaio Mannarella, è già pervenuta l’offerta di 7 milioni da parte di un gruppo tedesco della logistica, operante anche in Italia, che avrebbe idee chiare su cosa farci. Il rilancio industriale, tanto auspicato da De Paoli, ci sarebbe già, insomma. E in questa prospettiva non si riuscirebbe a capire il motivo della partecipazione alla gara da parte di una banca che di mestiere fa altro, rispetto all’intermediazione immobiliare.
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