Tralicci sulle Mura Impatto choc per la teleferica
L’impatto è fortissimo, meglio stare alla larga. In via Fara si montano i tralicci della teleferica progettata per portare in via Baioni il materiale — di scavo prima e di costruzione poi —, del tormentatissimo parcheggio. L’armatura sulle Mura servirà da stazione intermedia.
Le scelte e i tempi Voluta dal Comune e da Bergamo Parcheggi, resterà installata per un anno
Alle due del pomeriggio l’ultimo raggio di sole che tramonta dietro la collinetta, illumina come una lama i 600 metri del tragitto. Si innesta netto sulla linea che la teleferica seguirà, da via Baioni fin sulla cima del cantiere per il parcheggio della Fara. Le funi — che saranno due, una «traente» e l’altra «portante» — non ci sono ancora, ma guardando in su, in controluce, quella che si staglia in alto, ha tutto l’aspetto delle stazioni di arroccamento degli skilift. Siamo sui colli di Città Alta e pare Madonna di Campiglio. «Eccola la famosa funivia che doveva portare in Città Alta» osserva un tizio in transito. Per la felicità dell’assessore regionale ai trasporti, Alessandro Sorte: il suo progetto di una funivia da Orio ai Colli ha colto nel segno della fantasia dei bergamaschi.
Stazione d’arrivo, partenza e intermedia: gli elementi strutturali di un qualsiasi impianto a fune sono questi. Quella che attraversa via Fara, proprio dove sono stati tagliati i due platani, può essere considerata una stazione intermedia, un traliccio quadrato sopra il quale passeranno le gabbie e i pianali sospesi su cui verrà caricato il materiale. Portata fino a sei tonnellate. Per il momento si vede lo «scheletro» della tralicciata che, verosimilmente, avrà una copertura per mettere in sicurezza il transito delle auto, mentre una rete su tutta la linea fungerà da protezione per raccogliere eventuali cadute di materiale. Sarà così? Inutile chiedere spiegazioni. I due operai, imbragati come Simone Moro alla conquista del Shisha Pangma, tradendo un fortissimo accento altoatesino, rispondono a monosillabi. Anzi, armeggiando dei cavi, non rispondono proprio.
La gente che passeggia si ferma proprio qui, prima guarda a sinistra. Dà un’occhiata in alto, dove le scalettature del cantiere tracciano i sentieri percorsi dalle ruspe. Poi guarda in basso, sotto i bastioni nei prati dove, piantato sulla cima di una collinetta, si erge un traliccio gigantesco. È alto 24 metri ed è questa l’unica informazione cantieristica che si riesce a carpire agli ermetici operai. A sostenere questo pilone c’è un altro crocevia di cavi, mentre sempre a destra, verso via Bajoni, tra gli alberi, si intravede la stazione di partenza. Sembra lontanissima, ma in realtà in linea d’aria sono poche centinaia di metri. Questione di prospettiva. Basta scendere al Campo Utili, dove pure il cantiere ha prodotto uno slargo notevole e dove sono state montate altre strutture, ed ecco che Città Alta pare vicinissima. L’impatto è fortissimo, inutile girarci attorno. Sugli slarghi delle piste di sci, tutto rientra nelle proporzioni della montagna. Qui, tra platani, strade e case è tutta un’altra cosa. È peggio una teleferica, tirata sopra le Mura venete, o il passaggio di 5.000 camion attraverso le porte antiche di Città Alta? Il Comune — e la Soprintendenza e il Parco dei Colli — hanno scelto la seconda: meglio installare tralicci e fili tra via Baioni e via Fara, che far transitare decine di mezzi pesanti al giorno per portare via la terra che tamponò la frana della parete appena costruita, nel 2008. A questo e per un intero anno servirà la teleferica, commissionata da Bergamo Parcheggi (che non commenta): alla rimozione dei materiali da smaltire e al trasporto di quelli che serviranno per realizzare le opere di contenimento. Altri materiali che serviranno per il cantiere verranno, nelle fasi successive, prodotti in loco. Il cemento, quello, non si può proprio trasportare. Va fatto lì, sul cantiere.