Pezzoni: fu una truffa, ma prescritta Riconosciuto il reato: resta aperta la strada della causa civile. Possibile solo il ricorso penale in Cassazione
Il giudice archivia nonostante l’opposizione dei Salesiani che avevano denunciato il finto prof
La laurea falsa di Beppe Pezzoni fu una truffa ai Salesiani, ma il reato è prescritto. Il gip chiude così il caso dell’ex preside, ma con una differenza di sostanza rispetto alla richiesta di archiviazione del pm. Secondo la Procura, infatti, la truffa non c’era. Secondo il giudice sì, solo che «si consuma» nel momento in cui si crea il rapporto di lavoro. Pezzoni aveva presentato il docu- mento della Cattolica falsificato nel 2001, per lavorare come prof, nel 2008 era diventato preside. La decisione del gip dà però forza ad un’eventuale causa civile che i Salesiani valuteranno se promuovere. «Il riconoscimento della truffa è una vittoria», commenta il loro avvocato Maurizio Pellicciotta che si era opposto all’archiviazione. Ma secondo il legale l’inganno si era protratto fino all’ultimo stipendio, nel 2015.
Il giudice Danno costituito da una retribuzione che non avrebbe preso senza i falsi titoli di studio L’avvocato dei Padri Il riconoscimento del reato di truffa per noi è un elemento positivo, di vittoria
Il pubblico ministero Giancarlo Mancusi aveva chiesto l’archiviazione, il giudice delle indagini preliminari Vito Di Vita ha archiviato. Il finale sul caso della falsa laurea di Beppe Pezzoni (che lo scorso febbraio l’ha conseguita davvero), ex preside dell’Istituto Salesiani di Treviglio, è però uguale solo in apparenza. Cambia perché l’ordinanza del giudice lascia aperta la porta alla causa civile.
I ragionamenti del pm e del gip sono molto diversi. Secondo il pm il reato di truffa non c’è, secondo il giudice è «senza dubbio sussistente» ma prescritto. Nel 2001 Pezzoni aveva presentato all’istituto trevigliese un certificato di laurea con filigrana della Cattolica falsificato e nel 2008 era stato nominato coordinatore didattico, cioè preside. Dottore, però, non lo era. Lo è diventato lo scorso febbraio.
All’epoca ha ingannato i Salesiani, ha riconosciuto il pm, ma per configurare la truffa mancano l’ingiusto profitto e l’altrui danno. Pezzoni ha lavorato, quindi ha percepito lo stipendio che gli spettava, è sempre il ragionamento della procura. Non del gip, invece, secondo il quale la truffa c’è «in ragione degli artifici costituiti dalla falsa documentazione formata al fine di ottenere il rapporto lavorativo concluso», scrive il gip risalendo al 1992, l’inizio della collaborazione, e fino al 2009, l’inizio del ruolo di preside, «con un danno effettivo costituito da una retribuzione» che Pezzoni «non avrebbe mai potuto godere, senza documentare i falsi titoli di studio».
Quindi? L’altolà arriva dal tempo letto in chiave di diritto. La truffa «finalizzata all’assunzione ad un pubblico impiego si consuma nel momento della costituzione del rapporto impiegatizio», scrive il giudice, che estende il ragionamento ai rapporti di lavoro privati. Come se fosse un reato istantaneo. Da qui la prescrizione. E, dunque, l’archiviazione. L’avvocato dei Salesiani, Maurizio Pellicciotta, opponendosi alla richiesta del pm aveva messo in evidenza come Pezzoni avesse percepito stipendi su presupposti fasulli fino al 2015 e per questo motivo la truffa si sarebbe estesa fino a quella data.
Capitolo chiuso, secondo il gip, che però ne lascia aperti altri due. Anche se penale e civile sono due binari paralleli, il riconoscimento della sussistenza della truffa pesa a favore di una richiesta di risarcimento, gli stipendi appunto, in sede civile. Decideranno i Salesiani, se far causa. E se presentare un’istanza o un’altra denuncia. L’ordinanza del gip dichiara prescritto tutto, dalla truffa ai falsi indicati nel fascicolo del pm. Cioè il certificato di laurea del 31 agosto 2001, il certificato conforme di settembre, le attestazioni rilasciate dagli stessi Salesiani caduti in errore per induzione (nelle ipotesi di indagine) il 2004, 2005, 2007 e 2009.
All’udienza di opposizione all’archiviazione, il 24 ottobre, l’avvocato dell’Istituto aveva indicato altri documenti, del 2014 e del 2015, in cui Pezzoni dichiarava al ministero dell’Istruzione di essere laureato. «Valuterà il pubblico ministero se siano meritevoli di approfondimento», scrive il gip. «Il riconoscimento del reato di truffa per i Salesiani e già un elemento positivo, di vittoria», commenta l’avvocato Pellicciotta. Che ora studierà l’ordinanza el giudice per valutare eventuali altri passi. Cercato al telefono, Pezzoni non ha risposto.