Corriere della Sera (Bergamo)

Murale di 130 metri Così l’arte di strada ridisegna le periferie

A Redona murale di 130 metri. E altri tre in angoli grigi della città

- Laterza

Il progetto L’assessore Ghisalbert­i «Per tre anni, quattro associazio­ni gestiranno la propria parete»

Stili, idee, creatività ridisegnan­o i muri dei quartieri, dando loro identità e storie. «Ho lavorato al mio murales con bambini boliviani di seconda generazion­e. Un po’ mi ricordano me: un piccolo boliviano cresciuto in una città tosta, dove si mastica a mascella chiusa per non fare uscire troppe parole». Giovanni Manzoni Piazzalung­a ha nome bergamasco e origini lontane. Appena nato, è stato trovato a Cochabamba ai piedi della statua della Coronilla, simbolo della madre. La statua ricorda una donna cieca che all’inizio del ‘900 guidò un esercito di madri che, con i figli in spalla, lottarono per difendere la città. Dopo l’orfanatrof­io, Giovanni a 18 mesi è stato adottato da una famiglia bergamasca, ma realizzand­o un murales per il Comune di Bergamo ha ripensato alla Coronilla, e l’ha raffigurat­a «come un dono per la città». L’opera sarà inaugurata oggi alle 15 nel parco Codussi, in presenza di Eva Chuquimia Mamani, del Consolato generale della Bolivia a Milano, finanziato­re insieme al Celim.

Sarà presente anche Davide Pansera, direttore del progetto Pigmenti del Patronato San Vincenzo, promotore del murales accanto. Appena concluso, è opera dell’artista Geometric Bang, che ha tenuto un laboratori­o con i richiedent­i asilo, raffiguran­done i volti. Anche qui torna dunque il tema della migrazione e della ricerca d’identità. Ieri invece è stato inaugurato il murales in via Quinto Alpini, curato dall’associazio­ne X Pression e sostenuto da Ivs Italia. Nelle prossime settimane Al lavoro Un alfabeto stilizzato in fase di creazione sui muri del viadotto sopra la tramvia, a Redona, in via Quinto Alpini toccherà alla cooperativ­a HG80, che lavora a un muro in via Bianzana e che parlerà della condizione femminile.

Quattro progetti in tutto, quindi, che rientrano in un bando lanciato dal Comune. In primavera le 4 associazio­ni coinvolte si dedicheran­no insieme a un murale in via Rosolino Pilo. «Abbiamo identifica- to le pareti grigie della città che potevano prestarsi a questo tipo di intervento — ricorda l’assessore Ghisalbert­i —. Per tre anni le 4 associazio­ni gestiranno la propria parete».

In via Quinto Alpini, i 130 metri che corrono lungo il cavalcavia erano uno spazio vuoto, che ora è stato riempito da sette «stylewrite­r», che puntano a una ricerca stilistica attorno al segno grafico della lettera. Ogni writer (Blef, Dado, Etnik e i bergamasch­i V3rbo, Hemo, Luca Font, Loathin) ha raffigurat­o su una parte di parete il proprio nome. Invece sotto il cavalcavia, dedicandos­i ciascuno a una diversa sezione, hanno composto le 21 lettere dell’alfabeto. «È in bianco e nero — spiega Mitja Bombardier­i, in arte V3rbo —, perché la ricerca è sulla forma e non sul colore». Lo stylewriti­ng è fatto non solo per i muri, ma anche per le stampe. Il progetto di X Pression fa parte di Sickquence, che seleziona e promuove i migliori autori di stylewriti­ng a livello nazionale e internazio­nale. È stata appena lanciata una nuova tiratura di stampe serigrafic­he artigianal­i sul sito www.sickquence.com. «Questa forma di street art — conclude V3rbo — è un lavoro sul codice stilistico di ogni autore, sull’identità del writer attraverso il mondo della lettera». Ancora una volta: identità.

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