Corriere della Sera (Bergamo)

Roma Termini, urla e furti Dove finisce la Città eterna

- Di Beppe Fumagalli

Roma stazione Termini. Una guardia giurata cammina lungo la banchina del metro. Dalla bocca socchiusa gli esce una cantilena. Sembra stia masticando un rosario in latinorum. Ma appena s’avvicina, il suono indistinto diventa un impasto angloroman­esco: «Beware pickpocket, attenzione al borseggio. Beware pickpocket, attenzione al borseggio». S’interrompe, prende per il braccio un ragazzino e lo sgrida: «Ma ndò vai, nun vedi che c’hai lo zaino spalancato?». Ferma una turista, questa lo fissa spaesata e lui, incrociand­o le braccia sul petto, le mostra come tenere la borsetta in metro. E ricomincia: «Beware pickpocket, attenzione al borseggio». Pochi metri più in là, scopa e paletta, un uomo avanza, raccoglien­do cartacce, plastica e una campionari­o di varia e avariata sporcizia. Arriva davanti a due giovani donne. Alza lo sguardo e quelle non si spostano. «Scusi, sto pulendo», dice, «mi fa passare, per favore?». Sono zingare e una delle due risponde: «Non vedi che sono incinta? Spostati tu». Boom. Urla lui. Urla lei. Urlano tutti. Un’amica della donna minaccia l’uomo. «Allora non hai capito che è incinta — lo avvisa — sfiorala e vai dritto in galera». In tuta mimetica, giubbotto antiproiet­tile e mitragliat­ore al collo, arrivano di corsa due militari. Una terza zingara si para davanti ai soldati a braccia spalancate. «Lasciateci in pace», dice, «rubare sì, ma per il resto non abbiamo mai ucciso nessuno». I due rambo si guardano. «In effetti — dice il più alto in grado — noi siamo qui per le bombe, mica per ‘ste str…». Se ne vanno e riprendono le urla. Roma: la chiamano Città Eterna. Sarà la suggestion­e delle parole, ma a Termini sembra già finita.

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