Eleonora, 9 anni per avere giustizia
Il calvario di una coppia di bergamaschi. Giovedì la sentenza d’appello.
Eleonora il 3 dicembre compie 9 anni. Prima di allora i suoi genitori, Davide Gavazzeni e Benedetta Carminati, 41 anni, lui di Chiuduno, lei di Corna Imagna, sapranno se per la Corte d’Appello di Venezia la colpa del loro calvario, e di quello della bambina, è delle dottoresse che l’hanno fatta nascere, a Rovigo. Eleonora è tetraplegica. Non vede, non sente, ha continui dolori e crisi epilettiche. Ha già subìto una ventina di interventi chirurgici. Al cervello, ai piedi, alle ginocchia. «L’unico ambiente dove sta bene è la piscina — dice la mamma —, perché in acqua si sente leggera, può allungare le gambe. Lei è una sirenetta». Per la famiglia, che per motivi di lavoro aveva lasciato la Bergamasca per trasferirsi a Rovigo nell’estate del 2008, a metà gravidanza, lo stato della piccola dipende dall’«incompetenza», così la definisce Bendetta, delle due ginecologhe che gestirono il parto. «Sono diabetica, quel giorno — ricorda — avevo nausea e dolori fortissimi. Sentivo che la bambina non era girata correttamente. Non mi hanno fatto nemmeno un’ecografia. Dicevano: al primo parto fanno tutte così, vogliono tutte il cesareo». Rischiarono di morire sia la piccola sia la madre. In primo grado, le dottoresse sono state assolte, «ma senza nemmeno una perizia», evidenzia l’avvocato di Rieti Mario Cicchetti, che assiste la coppia. Così sia i Gavazzeni, sia la procura, hanno fatto appello. Giovedì, la sentenza. «I giudici di Venezia — evidenzia il legale — hanno avuto tutt’altro atteggiamento. Hanno disposto una perizia che ha messo nero su bianco la negligenza di una ginecologa e l’imperizia dell’altra. Lo hanno fatto anche se l’ipotesi di reato di lesioni gravissime è già prescritta». Servirà, in caso di condanna, a spalancare le porte al risarcimen-to da 30 milioni di euro chiesto in sede civile. Al di là della sofferenza, per assistere la bimba Benedetta non lavora più e per Davide, artigiano nell’edilizia, «sono più i giorni a casa. Ci stavano anche per pignorare il furgone che ci serve per trasportare Eleonora — racconta il 41enne —, ci ha salvato il nostro parroco. Ora chiediamo solo giustizia per Eleonora, perché se lo merita». (mad.ber.)