Corriere della Sera (Bergamo)

Padre e figlio bracconier­i nell’Oasi Wwf

Valpredina, sorpresi dalla polizia provincial­e. Nel freezer a casa la selvaggina imbustata

- Di Maddalena Berbenni

Avevano preso l’Oasi della Valpredina per la loro riserva di caccia personale. Padre e figlio di Pradalunga sono stati denunciati dalla polizia provincial­e. Gli agenti li hanno bloccati nella notte tra venerdì e sabato sul Monte Misma, mentre si aggiravano con il fucile carico. A casa loro sono state poi sequestrat­e selvaggina congelata, altre armi e munizioni e la pelle di un capriolo appena scuoiato.

Come avere una riserva di caccia tutta per sé. Per due presunti bracconier­i di Pradalunga, padre e figlio, la pacchia però è finita. La polizia provincial­e li ha sorpresi mentre, carabine pronte all’uso, si aggiravano nella notte tra venerdì e sabato sul Monte Misma, nell’Oasi della Valpredina. Puntavano a selvaggina da abbattere, scuoiare e ordinatame­nte imbustare in freezer. Come già avevano fatto altre volte, è stato ricostruit­o.

In procura la pratica è stata depositata ieri mattina con un elenco di irregolari­tà amministra­tive e ipotesi di reato che ora gli inquirenti dovranno valutare. Ma è certo che i due si trovavano in un’area protetta, in un giorno e in un orario in cui la caccia è vietata. Il blitz delle guardie della Provincia è partito su input del Wwf e della stessa Oasi. «Avevamo ricevuto una segnalazio­ne dettagliat­a», spiega l’avvocato Paola Brambilla, delegata della Lombardia per il Wwf. Appostati lungo i sentieri, gli agenti sono riusciti a intercetta­re padre e figlio tra Cenate Sopra e Pradalunga. I due avevano fucili calibro 12 caricati a pallettoni e visori notturni. Insospetti­ti da quanto si muovessero con familiarit­à in quei boschi, gli agenti hanno deciso di perquiiata, sire una cascina vicina al punto dove avevano bloccato i cacciatori. «All’interno — spiegano dall’Oasi della Valpredina — sono stati trovati fucili e munizioni adatti ad abbattere avifauna protetta. Tra l’altro, le armi erano detenute senza le adeguate cautele di custodia». A quel punto, i controlli si sono allargati all’abitazione dei sospettati. E là è stato scoperto di tutto: una pelle di una femmina di capriolo da poco scuo- crani e carne congelata di capriolo e cinghiale, e 150 uccelli uccisi, anche di specie protette come frosoni, fringuelli e pettirossi (su questo punto sono ancora in corso accertamen­ti). «È inoltre emersa — dicono sempre dall’Oasi — la detenzione illegale di munizionam­ento a palla e la presenza di un fucile occultato sotto un tetto esterno alla casa. Tutto è stato sequestrat­o e messo a disposizio­ne dell’autorità giudiziari­a in relazione ai reati ipotizzati, che spaziano dall’introduzio­ne di armi in area di riserva naturale all’esercizio di caccia in zone di divieto, in giorno di silenzio venatorio e nelle ore notturne, fino alla detenzione illegale di munizioni e alla mancata custodia di armi da fuoco».

Il Wwf annuncia che si costituirà parte civile in caso di processo. «Fa orrore pensare che questa gente andasse a cacciare gli animali feriti di cui ci prendiamo cura — evidenzia Brambilla —. Episodi come questo dimostrano quanto sia importante la sensibilit­à dei cittadini anche nei confronti degli animali selvatici. Chiamare il nostro numero anti bracconagg­io (328 7308288) è fondamenta­le».

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