Licenziato nel 2016 l’ex capo dei vigili ha vinto la causa
Procedura del licenziamento sbagliata: vince la causa contro il Comune, che gli deve gli arretrati
L’ex comandante dei vigili di Stezzano Kenrich Kavanagh ha vinto la causa di lavoro contro il Comune, che lo aveva licenziato a dicembre 2016. Deve essere riassunto e gli spettano gli arretrati. Ma l’amministrazione può ricorrere contro la decisione.
Deciderà se rientrate al lavoro, al Comune di Stezzano. Se rinuncia, gli spetta un’indennità di riscatto di 15 mensilità. Intanto l’ex capo della polizia locale Kenrich Kavanagh sa che ha il diritto di tornare in servizio. Il giudice del lavoro ha annullato il licenziamento del 13 dicembre 2016, ordinando al Comune di riassumerlo (già demansionato, in quanto indagato nell’inchiesta per peculato, i 180.000 euro spartiti con l’ex ragioniera Loredana Zenca) e di pagargli gli stipendi arretrati. Non si sa ancora che cosa abbia deciso di fare Kavanagh, che nel frattempo era volato in Australia, il suo paese d’origine. Nemmeno la giunta di Stezzano ha ancora deciso cosa fare. Potrebbe impugnare la decisione, ha 30 giorni di tempo per farlo, così come potrebbe ritenere di riproporre il licenziamento.
Allo stato, infatti, il Comune ha perso la causa di lavoro per un motivo di mera procedura. Perché, cioè, a Kavanagh era stato dato il ben servito senza prima inviargli la contestazione dei motivi e il conseguente invito a presentare le sue controdeduzioni. La prassi prevalente nel pubblico impiego. Kavanagh era già all’estero. Era in aspettativa non pagata, dal 7 dicembre 2015 al 6 dicembre 2016. Il giorno dopo la scadenza del periodo di assenza, con una mail aveva inviato al Comune un certificato medico con cui giustificava un’ulteriore assenza, fino al 9 dicembre. Era seguita un’altra mail, con cui comunicava che sarebbe stato assente ancora, dal 12 al 16 dicembre. In mezzo c’era però il 10 dicembre «che costituisce giornata lavorativa per il personale assegnato al settore IV in cui è inserito il sig. K.K.», si legge nella delibera con cui la giunta ha deciso il licenziamento, giustificato con l’articolo 14 del contratto collettivo di lavoro: «Il rapporto di lavoro è risolto, senza diritto ad alcuna indennità sostitutiva di preavviso nei confronti del dipendente che, salvo casi di comprovato impedimento, non si presenti per riprendere servizio alla scadenza del periodo di aspettativa». Lui, ritiene il Comune, non rientra nell’eccezione, «considerato che è rilevante per l’amministrazione tutelare l’interesse organizzativo che risulta compromesso dal comportamento del dipendente che non si è presentato al lavoro il giorno 10 dicembre 2016».
Kavanagh, assistito dagli avvocati Andrea Pesenti e Luca Pizzigoni ha impugnato: la procedura non era corretta, è la principale questione sollevata. Il giudice ha dato loro ragione, tant’è che non è entrato nel merito della faccenda. Uno spazio, questo, in cui il Comune potrebbe decidere di inserirsi, ritenendo di avere ragione nel merito. Assistita dall’avvocato Ernesto Tucci, l’amministrazione deve ancora decidere le prossime mosse.