Corriere della Sera (Bergamo)

Padre sotto accusa «La bimba non è sua»

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Un giorno l’ex compagna si vede recapitare a casa una lettera dell’Asl che le ricorda di vaccinare la bambina. Cade dalle nuvole, perché ha una figlia grande e di quella piccola non sa nulla. Scopre che sullo stato di famiglia risulta figlia del suo ex, che ha lasciato la residenza da lei, a Milano. La mamma è una donna marocchina. I due conviventi si sono già lasciati da tempo, ma questo non evita la bufera anche perché quando la piccola è stata concepita loro stavano ancora insieme. La donna va dai carabinier­i di Porta Garibaldi e denuncia il suo ex. Non è chiaro cosa lui le avesse detto. Se abbia travestito il tradimento con un riconoscim­ento in cambio di soldi. Ma è questa l’ipotesi con cui l’uomo, 50 anni, ora in carcere a Opera per reati contro il patrimonio, è finito a processo. Il pm Raffaella Latorraca gli contesta il reato di alterazion­e di stato. Di essersi presentato all’ufficio anagrafe del comune di Treviglio, il 9 agosto 2012 (la piccola aveva 8 giorni) e di averla registrata come sua, mentendo. Qui arriva la parte più complicata. L’imputato (niente nome a tutela della bimba) è stato rinviato a giudizio dal gup Ciro Iacomino, al 20 dicembre 2018. Si vuole difendere a dibattimen­to, assistito dagli avvocati Niccolò Vecchioni e Rossana Lugli, di Milano. Sostiene di essere il padre naturale. Con la donna marocchina aveva avuto una relazione. Lei voleva solo dare un cognome alla figlia e tornare nel suo Paese. Così ha fatto. Lei e la bambina sono sparite. A nulla sono servite le rogatorie della Procura, il Marocco non ha mai risposto. Non c’è l’esame del Dna che smentisca l’imputato, è la sua difesa. Se la vedrà in aula: per questo reato si rischiano dai 5 ai 15 anni. (gu)

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