Humanitas bussa alla clinica Castelli
Il gruppo Humanitas si è fatto avanti con le cliniche Castelli. Gli azionisti della struttura sanitaria di via Mazzini stanno esaminando il dossier, una decisione sarà presa ormai il prossimo anno. Si sta valutando non necessariamente l’acquisto ma anche un ingresso da socio per sviluppare sinergie che sfruttino le competenze reciproche.
L’interesse del gruppo milanese al vaglio degli azionisti della clinica
Il dossier è aperto, sulla scrivania del presidente, Andrea Moltrasio, e al vaglio degli azionisti. È in quelle pagine, frutto di un’accurata due diligence, che è racchiuso il futuro delle Cliniche Castelli di Bergamo. O, meglio, il futuro che viene prospettato dal gruppo ospedaliero Humanitas per la storica struttura di via Mazzini. Pieno centro città, il plus logistico che, insieme a bilanci sempre in utile (poco meno di mezzo milione di euro quello del 2016, chiuso con ricavi che hanno sfiorato i 21 milioni), rende la clinica, fondata nel 1933 da Carlo Castelli, particolarmente appetibile agli occhi di più soggetti del mondo ospedaliero. Più di uno, anche se al momento a farsi avanti concretamente è stato il gruppo che fa capo alla Techint della famiglia Rocca.
La situazione, a quanto risulta, si presenta fluida, aggettivo che racchiude, nell’ambito valutativo sottoposto agli azionisti della Castelli, più eventualità, finalizzate ad uno sviluppo e ad un’ottimizzazione delle potenzialità della struttura. All’orizzonte si profilano più opzioni, non solo quella di un acquisto, insomma. Piuttosto si tratterebbe di privilegiare un percorso sinergico e di collaborazione
che verrebbe messo in campo sfruttando competenze reciproche, attuando una revisione ed un potenziamento del modello organizzativo della Castelli. Qui a giocare un ruolo sempre più interessante possono essere le cure integrate, una serie di attività in
grado di aiutare i pazienti al meglio, nella gestione del proprio percorso di cura, dalla diagnosi della malattia in poi. In questo, ma anche in altri ambiti operativi, si configurano ampi spazi di manovra dal punto di vista industriale in grado di accrescere la redditività della Castelli, in prospettiva futura.
In chiave azionaria, questa progettualità potrebbe così tradursi in un ingresso di Humanitas nella compagine dei soci, nella quale Andrea Moltrasio detiene circa il 52%, ripartito tra la Icro Didonè, la sua azienda chimica di Chignolo d’Isola, e personalmente. Le altre quote, tutte in ambito strettamente familiare, si suddividono tra Maria Teresa Castelli, venuta a mancare lo scorso novembre a 96 anni con il 16,06%, mentre gli altri due soci risultano, con il 16.07% ciascuno, Mario Castelli e la mamma Carla Leidi, (che aveva sposato Carlo Arturo Castelli, figlio del fondatore Carlo). Proprio la scomparsa di Maria Teresa Castelli e, un anno fa, della sorella Luciana (rispettivamente zia e mamma del presidente Moltrasio) hanno aperto nella compagine familiare nuovi scenari, tra assi ereditari e passaggi generazionali.
Per gli sviluppi della trattativa bisognerà attendere il nuovo anno: nessuna decisione è, infatti, attesa in questo mese di dicembre che verrà impiegato per un’attenta disamina delle varie ipotesi, anche se non si esclude che altri soggetti possano, nel frattempo, manifestare un interesse. Tra questi all’orizzonte risulterebbero il gruppo ospedaliero San Donato, l’Habilita di Zingonia e un neo costituito gruppo di imprenditori di area milanese.
Sinergia Potrebbe nascere una collaborazione per sfruttare le reciproche competenze