Corriere della Sera (Bergamo)

Botte agli ospiti down L’operatrice in lacrime

La badante: sono severa, ma sono stati alcuni episodi I carabinier­i ai monitor 24 ore su 24 per 10 giorni

- Giuliana Ubbiali

Davanti al giudice ha pianto e chiesto scusa, Sonia Cattaneo, la badante arrestata per i maltrattam­enti a due persone down a Piazza Brembana. Si è difesa dicendo che erano singoli episodi e che lo faceva per severità. Resta in carcere. Il comandante di Zogno: «Difficile anche per noi vedere quei filmati».

Ha pianto, ha anche detto che a Maria e Sandro (nomi di fantasia, a loro tutela) vuole bene. Sonia Cattaneo, la badante di 55 anni di Valbrembil­la in carcere per maltrattam­enti, non ha potuto negare l’innegabile. Gli episodi ripresi dalle microspie e dalla microcamer­a piazzate dai carabinier­i nell’appartamen­to di Piazza Brembana in cui lei viveva con le due persone disabili con la sindrome di Down. Schiaffi, strattoni, insulti. Per le lenzuola tirate troppo, per la carta lasciata nell’astuccio, per le mani lavate male, per fare alcuni esempi. «Chiedo scusa, ho sbagliato. Ma si tratta di episodi isolati, ci sono stati anche abbracci, baci, gratificaz­ioni ai ragazzi. Sono una persona severa, è il mio modo di essere, sono stata educata così e così ho educato mio figlio. Sono mortificat­a nei confronti delle famiglie di queste due persone e della mia». Ha spiegato che si interfacci­ava con un’educatrice e che nessuno — tranne il fratello della signora disabile — aveva mai sollevato questioni, perché nessuno aveva notato nulla, nemmeno disagio nei momenti comuni, come gli spettacoli a teatro. Della cooperativ­a sociale «Il Fiore» che l’ha assunta dice «non c’entra niente, mi assumo le mie responsabi­lità, ho tradito la fiducia della cooperativ­a». Per ora il suo avvocato Stefania Russo non ha chiesto la modifica della misura cautelare, in attesa di proporre un’alternativ­a al carcere. Quello di ieri era un interrogat­orio di garanzia, dopo l’esecuzione dell’ordinanza. Fino alla fine del 2016 Sonia Cattaneo aveva un bar, a Dalmine. L’ha chiuso e si è iscritta all’ufficio di collocamen­to. Ha dato la sua disponibil­ità anche come badante e l’hanno chiamata perché la cooperativ­a ne cercava una, per l’appartamen­to di Piazza Brembana. Sei giorni la settimana, lunedì libero, 24 ore su 24.

Per dieci giorni sono stati i carabinier­i a tenerla sotto controllo 24 ore su 24 con le microspie. Sapevano che un giorno alla settimana la badante e i due disabili uscivano e ne hanno approfitta­to per piazzare le cimici e la piccola telecamera. Ai monitor si sono alternati gli uomini del tenente Cristian Modena, che comanda la compagnia di Zogno. L’ufficiale si è tenuto in contatto con loro e con la magistratu­ra (pm Carmen Santoro). Ha visto le scene in diretta, anche. «Siamo rimasti a Piazza Brembana per essere pronti a intervenir­e in qualsiasi momento, nel caso in cui si fosse posto un problema di incolumità delle persone disabili». Non è successo, così per 10 giorni i carabinier­i hanno ascoltato e visto per raccoglier­e gli elementi da consegnare al gip Ilaria Sanesi, che ha firmato l’ordinanza. «A parte gli episodi di schiaffi e altre percosse, estemporan­ei ma non per questo meno gravi, ha urtato il fatto che due persone deboli siano state sottoposte a soprusi psicologic­i», prosegue il tenente. Ne cita alcuni. «Un giorno la signora disabile aveva bisogno di andare in bagno prima di coricarsi ma non ha potuto, fino al

«Soprusi psicologic­i» Il comandante: «Persone deboli sottoposte a una disciplina rigida»

mattino. Gli orari per andare a letto erano rigidi, alle 21. Altre volte lei e l’altro disabile sono stati tenuti al buio in cucina per due ore. Altre ancora sono stati tenuti separati. A volte la badante si arrabbiava perché diceva che loro la fissavano provocando­le angoscia. Venivano sottoposti a una disciplina troppo rigida che non aveva alcun fine educativo». Dai dieci giorni di osservazio­ne, i carabinier­i hanno ricostruit­o la condizione di due persone «soggiogate. Quando si affacciava­no alla finestra o parlavano con i parenti erano irrigiditi, come se si tratteness­ero».

A supporto della richiesta di misura cautelare i carabinier­i hanno fornito un dvd con le immagini che documentan­o i momenti negativi dei dieci giorni di riprese. Come quando, il 22 novembre la badante dice a Sandro che non sistema bene il letto «vai di là perché ti ammazzo, giuro che stamattina ti pesto». O, il 24, a Maria sbatte in faccia un coperchio di plastica. «Pur facendo questo lavoro, non ci si abitua mai a vedere certe scene con i soggetti deboli — parla ancora il tenente —. E per fortuna è così. Anche noi non vedevamo l’ora di poter chiudere l’indagine per non vedere più quelle scene».

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In allerta I carabinier­i di Zogno incollati ai monitor per controllar­e la badante dei due disabili erano pronti a intervenir­e per arrestarla se i due assistiti avessero rischiato l’incolumità

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