I REPERTI TROVATI DA BREBEMI La Bassa rivuole la sua storia «I nostri tesori per il castello»
PAGAZZANO
Collane e bracciali d’oro, fibbie in bronzo, spade e pugnali, cotte di maglia e croci auree, vasi in terracotta e ceramica: sono 482 i reperti scoperti negli scavi di Brebemi e poi restaurati, che giacciono ancora nei depositi della Soprintendenza. Un vero tesoro ora richiesto dal Mago, il «Museo archeologico grandi opere» di Pagazzano per completare la sua esposizione e continuare a crescere.
Lo spazio è stato inaugurato nel luglio 2015 al piano terra negli edifici rustici del castello visconteo, con percorso multimediale e realtà aumentata. Nel 2016 sono stati oltre settemila i visitatori nelle due domeniche al mese di apertura del museo (grazie ai volontari dell’associazione Civiltà contadine e a un gruppo di giovani archeologhe). Più migliaia di studenti che visitano le sale e i laboratori didattici.
Al Mago al momento sono esposti 350 reperti trovati nei cantieri della Brebemi, ma anche della Tav, delle relative tangenziali e di un metanodotto. Ritrovamenti che hanno permesso di riscrivere la storia della Bassa grazie all’individuazione di 180 siti archeologici, e una ricchezza e pregio inaspettati. Tra i pezzi spicca la grande situla, una coppa in bronzo etrusca-padana del V secolo avanti Cristo: una vera rarità. «Entro giugno 2018 — spiega Lidia Villa, funzionaria del Comune e anima del museo — contiamo di riuscire ad allestire lo spazio per esporre la tomba in legno di epoca longobarda. Anche questa una rarità. Il restauro è stato particolarmente difficile: è fallito una prima volta e si è dovuta cambiare tecnologia, ma adesso i legni antichi 15 secoli sono in sicurezza. Abbiamo trattative con la Soprintendenza per l’esposizione. Sempre puntando sulla multimedialità».
Fa parte del patrimonio di Pagazzano anche una grande croce longobarda in oro, dalla necropoli scoperta a Fara Olivana. È stata prestata a una mostra a Pavia, dov’era stata reinserita nel corredo composto da armi e armature del cavaliere a cui apparteneva. Croce e corredo ora si spostano a Napoli insieme alla mostra e quindi da aprile a maggio voleranno all’Ermitage di San Pietroburgo. Il reperto dovrebbe quindi tornare a Pagazzano.
Per allora il Comune spera che il museo venga inserito nel circuito lombardo, cosa che consentirà a Pagazzano di partecipare ai finanziamenti dei bandi regionali.
Il Consiglio comunale ha approvato il regolamento con la nomina di un conservatore, presto toccherà alla carta dei servizi che permetterà di presentare
entro fine anno la domanda a Palazzo Lombardia per avere il riconoscimento vero e proprio. Cosa che però serve anche a dar forza alla richiesta di poter avere tutti i pezzi scoperti nei cantieri dell’A35 e restaurati con un contributo di 200mila euro dell’autostrada. Dopo il sì della Soprintendenza occorrerà il via libera dal ministero.
«L’obiettivo è portare a casa quei reperti — conferma il sindaco Raffaele Moriggi, presidente anche di Pianura da scoprire, associazione per la promozione del turismo —. Ma non solo per Pagazzano: vogliamo coinvolgere anche gli altri Comuni della zona per creare un percorso dedicato all’archeologia, mettendo in mostra ciò di bello che ha la nostra zona per far crescere la capacità di attrarre visitatori».
Patrimonio nascosto Oggi sono esposti 350 reperti, ma altri 482 sono ancora alla Soprintendenza