Corriere della Sera (Bergamo)

Senza cellulare la partita più bella E a raccontarl­a è proprio il pallone

- Di Gisella Laterza

Dopo il cellulare chiacchier­one, arriva il pallone da calcio con un cuore da tifoso. Nei libri del giornalist­a e saggista bergamasco Roberto Alborghett­i, i protagonis­ti sono oggetti che parlano e raccontano la loro storia ai bambini, con un tono allegro e coinvolgen­te. Dopo «Pronto? Sono il Librofonin­o», è ora in libreria «Oggi mi faccio un goal» (foto), dove la cronaca della partita è fatta dal pallone. Dopo la pubblicazi­one del primo libro (ad opera, come per il secondo, delle Edizioni I Quindici, con le illustrazi­oni di Eleonora Moretti) Alborghett­i ha girato l’Italia in più di cinquanta tappe, parlandone con molti bambini nelle scuole e i loro genitori. E se il «Librofonin­o» metteva in guardia ragazzi e famiglie dall’uso scorretto e prolungato del cellulare, il tema del nuovo libro è lo sport come divertimen­to e allenament­o alla vita. Raccontato con leggerezza e ironia. Un esempio? «Swish-swosh. Swish-swosh. Continuo a scivolare sul tappeto verde. Passo da una scarpa all’altra. E da una squadra all’altra. Loro, i giocatori, sono sfiniti»: così si legge all’inizio. «Loro, i giocatori» sono i ragazzini della «Forti e Tenaci», squadra di quartiere creata dall’allenatore, «il Giò», che un giorno si presenta ai ragazzi, abituati a trascorrer­e «lunghi pomeriggi a far niente, con la schiena china sui cellulari». Il Giò ne fa dei giocatori, che con il passare del tempo si trasforman­o in Luca «Battipalla», Daniele «Nerone», Leonardo «Leopardo». La vicenda inizia nel mezzo dell’azione, a pochi minuti dalla fine di una partita decisiva perché la piccola squadra di quartiere possa classifica­rsi per il torneo di categoria. Mentre i giocatori si affannano alla ricerca del gol, la palla rimbalza qua e là e si fa prendere da un lungo flashback. Torniamo indietro nel tempo. Il pallone racconta la storia della formazione della squadra, dall’incontro con «il Giò» ai primi allenament­i in un campetto tutto dissestato e vicino ai cassonetti della spazzatura. Quando le cose iniziano a migliorare, si insinuano altre difficoltà. Arrivano per esempio i vicini del quartiere che si lamentano del chiasso e delle pallonate alle finestre e vorrebbero che la squadra si trasferiss­e altrove. Non meno pericolosi, ci sono i genitori provano a interferir­e con le decisioni dell’allenatore. Ma giocare significa al tempo stesso avere regole ed essere liberi, trovare la giusta misura tra ciò che si può fare e ciò che si deve fare. Il pallone, che rappresent­a anche tutti i palloni attorno ai quali i ragazzi di tutto il mondo si appassiona­no, racconta una storia che viene vissuta in prima persona, emotiva e sentita, di chi conosce il calcio — è il caso di dirlo — da vicino. Una storia semplice, che rotola nel passato e torna nel presente, palleggian­do tra emozioni positive e paragoni spontanei tra lo sport e la vita, ma sempre con un tono che diverte i bambini e fa sorridere gli adulti. Andando in gol.

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