IL FUTURO DEL DONIZETTI Lirica o jazz, abbonamento unico
La gestione da gennaio. Al festival monografico 40% dei biglietti agli stranieri
Il Donizetti Opera, alle battute finali, anticipa la prossima edizione. Diverse le novità. La prima: la gestione del festival passa dalla Fondazione Donizetti alla Fondazione Teatro Donizetti, che dal primo gennaio lo prenderà in consegna insieme a prosa, operetta, jazz, stagione lirica, Festival pianistico. «La nuova Fondazione avrà piena titolarità su tutte le attività di spettacolo per i prossimi vent’anni — dice il direttore Massimo Boffelli —. Seppure all’interno della programmazione lirica, il Donizetti Opera sarà autonomo dalla stagione di repertorio del circuito OperaLombardia». Per il direttore il passaggio garantirà continuità per il progetto artistico e per il lavoro di ricerca della Fondazione Donizetti, il cui personale sarà assorbito nella nuova, l’area comunicazione potenziata, con più collaborazione tra i diversi ambiti teatrali. «Una sola fondazione con un teatro che fa molte cose — continua Francesco Micheli, dal prossimo anno solo direttore artistico del festival donizettiano, mentre Boffelli dirigerà la lirica, assistito da collaboratori —. Si potranno offrire abbonamenti trasversali tra le molteplici forme di intrattenimento».
Gli uffici stanno pensando a un carnet che ai titoli di prosa accosterà concerti jazz e lirici. Dal pianistico alla lirica, sarà tutto gestito dalla Fondazione Teatro Donizetti
A questo si aggiungerà un abbonamento ad hoc per il Donizetti Opera. Seconda novità: il festival monografico è destinatario di un milione di euro, ripartito sulle due prossime edizioni, grazie a trasferimenti straordinari statali ricevuti grazie «all’impegno dei parlamentari bergamaschi Marco Pagnoncelli e Pia Locatelli — rimarca il sindaco Giorgio Gori —. Il contributo darà forza al festival». Soddisfatta per i finanziamenti ottenuti, che si sommeranno a quelli ministeriali e dei privati con l’Art bonus,
anche l’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti, che ha snocciolato alcuni numeri. Parziali, in attesa dei dati finali: circa 3.000 spettatori per «Il Borgomastro di Saardam» e il dittico «Che originali! Pigmalione»; al «Tormentone», versione per piccoli di «Che originali!», sono stati 2.116 gli studenti, mentre l’anno scorso erano 1.880 per «Fratellanza», versione junior di «Olivo e Pasquale». Sul totale degli abbonati c’è stato un ricambio di pubblico pari al 10%, mentre il 40% dei biglietti è stato venduto a stranieri. La previsione è di un’affluenza complessiva in linea con l’edizione scorsa, nonostante la chiusura del teatro Donizetti. Per Micheli «il Donizetti Opera è un festival monografico dove si sperimenta con il #donizetti200 – dice -. È eccellenza, si pensi al Requiem ascoltato nel Dies Natalis, e internazionalizzazione».
Per il prossimo anno si assisterà a «Enrico di Borgogna, il cui esordio nel 1818 fu difficile: al debutto la prima donna svenne alla fine del primo atto», racconta il direttore scientifico Paolo Fabbri, illustrando il titolo del progetto #donizetti200 e augurandosi un continuo scambio tra ricerca musicologica e produzione. Secondo titolo in programma sarà «Il castello di Kenilworth», diretto dal maestro Riccardo Frizza, anche direttore musicale del festival, che dal 21 novembre al 2 dicembre 2018 è a quota tre. E l’effige di Donizetti, nel nuovo logo, si triplica.
La scelta Donizetti Opera avrà ticket separati. Micheli: «Serve per internazionalizzare»