Consoli, 20 mesi per riciclaggio
Consoli, ex dirigente all’Asl, accusato di un intervento sui cuccioli acquistati da truffatori
Riciclaggio e lesioni agli animali, condannato l’ex dirigente Asl.
Lui è sicuro: al processo doveva trovarsi su un altro lato dell’aula di tribunale, insieme all’ottantina di truffati da una banda che ha collezionato 240 capi d’imputazione. Invece non solo era sul lato degli imputati, ma è rimasto anche nella lista dei condannati. Un anno e otto mesi con pena sospesa per riciclaggio e lesioni su animali è dura da mandare giù per Tino Consoli, 70 anni, ex capo del servizio veterinario dell’Asl di Bergamo e da una vita in politica, su scala provinciale nell’anima democristiana di Forza Italia (per la quale ha fatto cinque anni da capogruppo di minoranza durante la presidenza Cappelluzzo e dieci in maggioranza con Valerio Bettoni) e ora al terzo mandato in maggioranza a Solto Collina, dov’è vicesindaco.
Nel dicembre 2016 si è visto arrivare nel suo studio di Lovere due membri della banda che ha imperversato tra il 2015 e il 2016 tra Lombardia, Toscana, Veneto, Friuli e Piemonte, spaziando dall’elettronica al vino, dai gioielli agli orologi e appunto ai cani di razza, rifilando alle vittime assegni fatti
in casa per 400 mila euro. Fra loro c’è anche Carlo Torri, 28 anni di Sarnico, in carcere da aprile, che ha patteggiato una pena di 3 anni e 8 mesi per truffa, falso e associazione per delinquere. Il capo, secondo le indagini del pm bresciano Ambrogio Cassiani, era invece Maurizio Baiguini, 59 anni, di Sale Marasino, sette anni in abbreviato. È stato lui a presentarsi da Consoli con la compagna rumena Anna Susciu (2 anni e 10 mesi per lei).
«Sono arrivati in Bmw, erano molto eleganti, lui aveva grande proprietà di linguaggio — ricorda Consoli —. Mi hanno portato un dobermann con ferite alle orecchie e alla coda e io l’ho operato. Sono poi tornati con altri cani: mi hanno detto che volevano aprire un allevamento e avevano comperato alcuni cani in Romania. Dovendo rientrare in Italia in fretta non avevano fatto in tempo a farsi dare dai proprietari i relativi passaporti canini.
E visto che volevano evitare le multe da mille euro per cani senza documentazione, mi hanno chiesto di cambiare il chip, un servizio consentito dalla legge e che faccio comunemente. Mi hanno esibito dei contratti di vendita: purtroppo in rumeno». Erano fabbricati dal capobanda: a casa sua sono stati trovati attrezzatura, software e programmi per stampare assegni e documenti falsi. Consoli ha quindi cambiato i chip a un pinscher e, a gennaio, ad altri quattro cuccioli della stessa razza. Tutti acquistati con assegni farlocchi.
Sostituendo i microchip Consoli avrebbe reso impossibile accertare proprietà e origine dei cani: accusa di riciclaggio. Mentre quella di lesioni deriva dal fatto di essere intervenuto sul dobermann senza redigere cartella clinica e certificati. «Ma la cartella non è obbligatoria — ribatte il veterinario —. Ho rilasciato il certificato ma è andato perso». Visto che la coppia non sapeva cosa fare del dobermann malconcio lo ha abbandonato da qualche parte. È stato
Io non sono complice di questi truffatori ma una delle loro tante vittime. Ho eseguito interventi leciti, ma mi hanno mostrato documenti falsi Tino Consoli
Veterinaio Il dobermann Il cane è stato operato ma poi i truffatori lo hanno abbandonato: ritrovato mesi dopo
ritrovato mesi dopo a vagare in campagna e, visto che aveva ancora il chip originario, è stato riportato al proprietario. In aprile Consoli si è trovato coinvolto nell’inchiesta e lunedì è arrivata la condanna in abbreviato. «Ricorrerò in appello — assicura —. Sono tranquillo: riuscirò a far capire che non sono complice ma vittima, uno dei tanti bidonati da questi truffatori».