Sulla tangente Locatelli rischia la beffa
La (presunta) tangente pagata da Pierluca Locatelli per Marcello Moro è finita in prescrizione, in appello (in primo grado 18 mesi). Il costruttore, suo accusatore, aveva scelto l’abbreviato: sei mesi, confermati in appello. Gli manca la Cassazione, ma se il ricorso sarà inammissibile le lancette dell’orologio si saranno fermate al secondo grado.
Pierluca Locatelli era diventato l’accusatore di Marcello Moro senza volerlo. Perché, intercettato, al telefono aveva fatto il suo nome. E, interrogato, anche il suo cognome spiegando di avergli pagato 50.000 euro per spingere la transazione tra il Comune di Bergamo, dove Moro era assessore, e l’impresa dei lavori in Sant’Agostino sua debitrice. Ora che in appello per Moro, che ha sempre negato, la (presunta) tangente è finita in prescrizione, Locatelli rischia di essere l’unico a pagare il conto con la giustizia.
Corruzione, è la stessa vicenda datata 2009, ma c’è una differenza. Nel novembre 2014, in udienza preliminare Moro aveva scelto di difendersi a processo mentre Locatelli l’abbreviato ed era stato condannato a sei mesi, confermati in appello. Ora dipende dalla Cassazione, con un’incognita. Se il ricorso venisse dichiarato inammissibile, rimarrebbe valida la condanna d’appello anche se nel frattempo i tempi della prescrizione sono maturati. Se il ricorso venisse ammesso e poi ritenuto infondato, le lancette avrebbero continuato a scorrere e la Suprema Corte dichiarerebbe che il caso è chiuso per estinzione del reato.
Jeans, giubbino di pelle, borsello di cuoio a tracolla, il suo stile, a processo Locatelli aveva descritto così Moro: «Credevo fosse un bravo ragazzo, intelligente e che avrebbe fatto strada». Gli aveva chiesto aiuto, è la sua versione: «Ho chiamato Marcello e gli ho detto: “Ascolta, la Baldassini sta portando i libri in tribunale, fate in fretta”». Moro, dice lui «qualche giorno dopo mi aveva risposto. ”Ho parlato con l’avvocato del Comune e mi ha detto che si può fare la transazione”. Mi ha detto che servivano 50.000 euro subito per l’avvocato del Comune e che 50.000 glieli avrei dati dopo il pagamento della Baldassini». Locatelli disse di averglieli consegnati in ufficio, a Grumello: «Erano in una busta, Marcello li ha messi qui (sotto il braccio ndr) tra la giacca e la camicia».
«Mente spudoratamente e sa di mentire. Per i suoi interessi e quelli del suo amico e socio fraterno, Fiorini, gli conveniva dire che quel Marcello sono io. Ma lo sa, quel cognome non è Moro, non è Moro». Così l’ex assessore si era difeso e sfogato in aula, parlando prima di tutto dell’ex amico Locatelli e dell’imprenditore Francesco Fiorini con cui il costruttore era al telefono il giorno in cui parlava di «Marcello». Moro aveva definito le loro parole «fantasie, fandonie, pazzie». Per lui la faccenda è chiusa dal punto di vista giudiziario, salvo
che non voglia rinunciare alla prescrizione.
Per il suo accusatore, invece, questa e altre faccende sono ancora aperte. La condanna più pesante che può far finire Locatelli in carcere è per traffico illecito di rifiuti e frode in pubbliche forniture nella realizzazione della variante di Orzivecchi (Brescia). Sono sei anni confermati in appello. La Cassazione deve essere ancora fissata. In questo caso è difficile che il ricorso corposo dell’avvocato Roberto Bruni venga ritenuto inammissibile. Se va per le lunghe, qualche calcolo sulla prescrizione va fatto. Dal filone Orzivecchi, a Bergamo si era staccata la costola Brebemi, altri lavori di Locatelli, altri presunti rifiuti sotto la superstrada. Il processo di primo grado è ricominciato daccapo per un intoppo procedurale e ha seguito una propria strada giudiziaria.
Altro conto in sospeso riguarda la tangente da 110 mila euro all’ex vicepresidente del Consiglio della Regione Lombardia, Franco Nicoli Cristiani. In primo grado il costruttore di Grumello è stato condannato a due anni, ora attende l’appello.
In Cassazione Se il riscorso non sarà ammesso resta valida la condanna a sei mesi confermata in appello