«Al sorteggio non temiamo nessuno»
Il successo sul Lione (nella foto, Gomez e Petagna), che ha permesso all’Atalanta di vincere il gruppo di Europa League e presentarsi ai sorteggi di lunedì a Nyon da testa di serie, ha galvanizzato i tifosi vip nerazzurri che non temono l’urna svizzera e credono di andare avanti ben oltre i sedicesimi di finale.
Chissà che a metà maggio, tra le viette del centro su cui si affacciano i bouchon, non si ragioni con accento orobico sulla qualificazione alla Champions, ad appannaggio di chi trionfa in Europa League. Sognare è sempre lecito. Soprattutto se si parla di calcio. Perché è il fattore onirico a spingere quella palla che rotola su un campo, oltre ogni significato prettamente tecnico e sportivo. L’Atalanta vincitrice del gruppo E può ambire alla finale di Lione. L’ha dimostrato sul campo. Dove si è vista una squadra che ha la maturità per arrivare in fondo.
Una maturità cresciuta partita dopo partita. Perché ognuno dei sei impegni nel girone ha dimostrato qualcosa. Partiamo dal 3-0 all’Everton. Gioco e cinismo. Di più, rispetto per l’avversario (sono «i maestri inglesi», un club con 138 anni di storia), ma non timore. Nemmeno nei confronti di un mostro sacro del football mondiale come Rooney e verso una campagna acquisti in cui la proprietà angloiraniana ha sborsato 150 milioni di sterline. Quindi Lione-Atalanta 1-1. Il non morire mai, saper reagire nonostante uno dei primi tempi più faticosi dell’intera gestione Gasperini a Bergamo e strappare il pareggio. La certificazione che, nel girone, l’Atalanta poteva starci.
Atalanta-Apollon 3-1. Avversario sulla carta abbordabile, ma non per questo sottovalutato. Come era accaduto all’OL e all’Everton che contro i ciprioti avevano pareggiato. ApollonAtalanta 1-1. Un successo mancato all’ultimo secondo in una gara disputata al termine di un tour de force che aveva lasciato la squadra senza ossigeno: la capacità di stringere i denti e andare avanti comunque. Everton-Atalanta 1-5. Nessuna squadra italiana aveva mai segnato al Goodison Park. I nerazzurri ne fanno cinque. Rimanendo sul pezzo per tutto il match, calcolando che le ultime tre reti sono maturate dal minuto 86 al minuto 94. Infine il capolavoro di due sere fa. Tattico e tecnico. Perché il Lione che arrivava a Reggio Emilia era tre le cinque squadre più in forma in tutta Europa. Prima della gara del Mapei i francesi avevano perso una sola volta nelle precedenti dodici partite. Eppure i francesi si sono resi pericolosi solo due volte: con l’occasionissima di Mariano dopo due minuti, quando, cioè, l’Atalanta si stava ancora assestando, e con il palo centrato da trenta metri da Fekir. Per il resto, poco o nulla. Movimenti difensivi perfetti. Sacrificio da parte di tutti. Una partita a scacchi che si è svolta esattamente come voleva il Gasp. Una tensione mai calata fino al fischio finale. Che l’Atalanta sul continente sia una macchina da guerra lo dicono pure i numeri: quarto miglior
In Serie A Sognare di arrivare in fondo è lecito. Chi si aspettava un quarto posto l’anno scorso?
attacco, quarta miglior difesa, zero sconfitte, metà dei giocatori al top per performance in Europa League. In poche parole, grande. L’aggettivo necessario per puntare in alto. Utopia? A metà della scorsa stagione lo era anche il quarto posto finale in Serie A. Come è finita?