L’ARTISTA RIBELLE E LA TARGA DI BRERA RUBATA
Di Serina, ruba la targa dell’Accademia, la sostituisce e documenta tutto per la discussione del diploma Poi va in procura: «E nessuno s’è accorto di nulla»
Per protestare contro la mancata procedura che avrebbe consentito di equiparare i diplomi dell’Accademia di Brera a una laurea, Francesco Bianchi, 28 anni, di Serina, ha rubato la targa dell’Accademia stessa, ha documentato tutto con delle foto e ha parlato del suo gesto nella sua tesi-denuncia. Ha ottenuto così il suo diploma d’arte con 110 e lode. «E nessuno s’è accorto di nulla».
Se nel 2013 l’Accademia avesse seguito la procedura prevista, il diploma sarebbe equiparabile alla laurea. Ma non lo hanno fatto: un grave episodio che ho riportato alla luce col mio lavoro Francesco Bianchi Le origini Bianchi ha «ereditato» la sua vena artistica dal nonno materno, il pittore Pietro Pezzotta
Rubare una targa e farne un manifesto politico. Rubare una targa e farne l’oggetto della propria tesi. È quel che ha fatto Francesco Bianchi, 28 anni, di Serina, fresco di diploma in Arti visive all’Accademia di Belle Arti di Brera. Nella notte fra il 31 ottobre e il primo novembre, ha sostituito la placca in marmo dell’Accademia (recante la scritta «Accademia di Belle Arti di Brera Liceo artistico») con una appositamente creata da lui: «Accademia degli Spiriti belgi Liceo conformista». Una beffa divenuta oggetto della tesi discussa il primo dicembre (Attraverso la lacuna: sulla responsabilità
individuale della crisi) e resa pubblica proprio davanti alla commissione. «Con il mio elaborato, ho voluto interrogarmi sul concetto di lacuna — spiega Bianchi —. Ho iniziato a riflettere su una mia personale mancanza e ho fatto di essa non il soggetto della mia ricerca, bensì il movente del mio percorso artistico. Ho analizzato le mancanze che mi circondavano, in particolar modo quelle di Brera: istituzionali e morali».
Un’idea che parte da lontano, quando nel 2012 gli organi dell’Accademia «dimenticano» di chiedere la messa a ordinamento dei corsi: «In questo modo, hanno reso inapplicabile la legge che equiparava il diploma di secondo livello alle lauree — prosegue Bianchi —. Bastava solamente completare la procedura e consegnare i documenti entro il 2013, ma così non è avvenuto. Un grave episodio che non ha avuto troppa eco, fra studenti e docenti, e che mi ha spinto a pensare come molte persone a Brera considerino l’Accademia in modo passivo, come un luogo non da vivere ma da occupare, un luogo di passaggio. Un posto, quindi, sostituibile». Da qui, l’idea di rimpiazzare la targa originale con una falsa: un mese e mezzo di lavoro, nel suo laboratorio a Serina e poi, finalmente, la messa in atto. «All’imbrunire, sono entrato nel Cortile d’Onore — ricostruisce il ragazzo —, quello in cui si affacciano sia le aule, sia la pinacoteca, e ho scambiato le targhe. Il riferimento («Spiriti belgi») si rifà a uno scritto di Baudelaire, in cui il poeta, da Bruxelles, lamentava il conformismo della città, lo stesso che ho respirato a Brera. Per cinque giorni la targa falsa è rimasta appesa e visibile, poi ho riportato l’originale. Nessuno si è accorto di nulla: un’indifferenza che la dice lunga sui problemi identitari dell’Accademia».
La targa originale, 30 chilogrammi, è rimasta invece con lo studente. A testimoniarlo una serie di foto, proiettate proprio durante la discussione, che lo ritraevano al cinema o nel letto di casa, in compagnia della placca di marmo. Ma la provocazione di Bianchi non si è fermata qui: «La sostituzione della targa è stata solo la prima parte della tesi — racconta —. La seconda è stata quella di andare a depositare un esposto in procura. L’inapplicabilità della legge, che equipara il diploma di secondo livello alle lauree, si traduce in una mancanza di diritti rispetto ai laureati universitari. Un’ingiustizia che ho voluto denunciare e che, anche grazie all’impatto mediatico della mia performance, spero qualcuno terrà in considerazione».
Ora Bianchi, dopo cinque anni passati a Milano e il diploma ottenuto (un successo: 110, lode e menzione di merito), è