Nuove condanne, torna in carcere la sorella di Bellavita
Fatti successivi al 2006, niente indulto. Annullato l’affidamento ai servizi sociali, deve scontare 4 anni e 10 mesi
Il procedimento principale contro di lei e il fratello, per truffa aggravata all’Unione Europea, aveva fatto più clamore di altri. Ma dopo le prime, pesanti condanne per quel caso, ne sono arrivate altre, definitive, che si sono accumulate negli anni. Per questo motivo Stefania Bellavita, commercialista di Martinengo, 51 anni, sorella e collega dell’ex assessore provinciale al Bilancio di Forza Italia, Gianpaolo, venerdì è stata riportata in carcere. Nonostante fosse già stata in cella per pene definitive, nel 2012, e nonostante l’affidacontinuata, mento in prova ai servizi sociali, già in corso, per scontare il residuo di una prima fase della sua vicenda giudiziaria. Ora, con nuove condanne definitive, la soglia per i servizi sociali (tre anni da scontare), è stata superata.
I calcoli sono stati messi nero su bianco dalla Procura generale di Brescia e «applicati», con la carcerazione, dai carabinieri della compagnia di Treviglio. Il cumulo pene residuo è di 4 anni e 10 mesi, per sentenze definitive che riguardano il procedimento principale, cioè la truffa aggravata e il falso in libri contabili, la bancarotta fraudolenta (con nuove sentenze) e l’inosservanza di provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Ma non solo, sulla prima condanna — quella per finanziamenti dell’Ue a un’azienda di detergenti a Siracusa, per l’acquisto di macchinari — era scattata l’applicazione dell’indulto, prevista per fatti commessi prima del 31 maggio del 2006, con uno sconto di tre anni sulle condanne accumulate. Le nuove sentenze riguardano invece fatti successivi, sempre relativi alla gestione delle società di famiglia. E l’indulto non c’è. Prosegue quindi una vicenda giudiziaria articolata. Dalle misure cautelari alle sentenze definitive, dal carcere ai servizi sociali e ora di nuovo al carcere. Sempre per fatti che Stefania Bellavita avrebbe commesso in complicità con il fratello Gianpaolo. Per lui il cumulo pene è di 10 anni e 11 mesi. A gennaio è stato identificato a Oradea, dopo il mandato di cattura già emesso tre anni fa, e rinnovato nel 2016, dalla procura generale di Brescia. Ma la Corte rumena l’ha trattenuto, dicendo no all’estradizione. I due fratelli sono inoltre imputati, tuttora, per usura: in cambio di un prestito avrebbero chiesto due villette a una famiglia di imprenditori.