«Ombre nell’inverno» Il concerto evento al Creberg Teatro
«Ombre nell’inverno» Il concerto-evento sul palco del Creberg
È un cantastorie che ama stare sul palcoscenico, suo terreno fertile per travestirsi e incantare il pubblico. Perché Vinicio Capossela è un abile affabulatore: dai copricapo — a volte cappelli da Capitano di ventura, altre dei colbacco o con piume da sciamano —, estrae racconti che hanno il sapore della tradizione e del bestiario popolare, che si nutre di spiriti e misteri, e il calore del focolare, attorno al quale ascoltarle. A raccontarle sarà Capossela, con voce calda e profonda, come l’abisso della balena bianca che ha avvistato nell’album «Marinai, profeti e balene». Ma le storie sapranno anche di «Polvere» e «Ombre», per riprendere le «Canzoni della Cupa», in cui la musica è fatta di spine, di creature notturne, di sangue, di cose misteriose. L’artista, domani al Creberg, sarà il Santo Nicola che tira le fila delle «Ombre nell’inverno», titolo dello spettacolo consumato attorno a un bidone o al lume di una candela. Si assisterà a un concerto che non è riferito a un solo album, ma all’intera opera di Vinicio Capossela, seguendo il filo conduttore dello spettro dell’inverno.
«La fine d’anno è la strettoia in cui passano tutti i fantasmi e le ombre generate dal fuoco del racconto — sostiene il cantante —. Le ombre ataviche e i rimandi immaginifici della ritualità dell’inverno si confondono con quelli personali. È la stagione delle fiabe, ma anche quella delle grandi solitudini. Chi è solo se ne accorge a Natale. È la stagione in cui la terra nasconde le cose perché generino frutto. Ma anche quella dei morti, del gelo e dei fiammiferi».
In una scenografia di teatro d’ombre, nebbia e acqua, «si raddensano storie abissali di polpi in amore e sirenette da cabaret. Pianoforti scordati e calzini spaiati. Errori che hanno generato erranze — continua —. Clandestinità e abbandoni, ma anche incontri e ritorni, paesi–presepi, giganti e maghi e infine l’arrivo del santo. Solo e mal accompagnato da creature bestiali, eletto a protettore delle vittime dei propri errori, Santo Nicola ha lasciato il mestiere a Babbo Natale, ma per sé ha tenuto degli speciali cerini che donano la facoltà di potersi parlare. Questa è la strenna che ci scambieremo come augurio per le prossime feste». Capossela dispenserà «i cerini della buona favella, che attizzano la fantasia e donano l’eloquenza», dice. Ed è facile immaginarlo benedire gli spettatori con fare da cerimoniere pagano e, «come nelle antiche feste dei folli — conclude —, illuminarli con il fuoco della parola».