Prestito e minacce «Uccido tuo figlio» Tre condannati
Questa storia era iniziata con un prestito chiesto a un conoscente, un commerciante cinese. Per una quarantenne di Lallio era degenerata in botte al compagno e minacce che coinvolgevano il figlio adolescente. Ora si è chiusa con la condanna di tre persone per estorsione. Cinque anni a Nunzio Badalamenti, 46 anni, palermitano con casa a Carobbio. Quattro anni e due mesi a Santo Currò, 37 anni, messinese abitante a Calcinate, e quattro a Paolo Barcella, 53 anni, di Cenate Sotto. Non si trattava di estorsione, ma di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, è la difesa. Barcella, in particolare, si è defilato dall’accusa di minacce facendo presente che di mezzo c’era il credito che vantava nei confronti del cinese. È vero, tutto ha inizio da lì, anche se il pm Gianluigi Dettori che coordinava le indagini della Finanza e il gip Marina Cavalleri che aveva firmato l’ordinanza del carcere per Badalamenti e gli arresti domiciliari per gli altri (Currò ora ha l’obbligo di firma, gli altri domiciliari) e ieri il gup Federica Gaudino hanno messo ai fatti l’etichetta «estorsione aggravata». Nel 2015 la donna, che lavora nel negozio di ortofrutta del compagno, ad Azzano, chiede un prestito all’amico. Che, l’anno dopo, cede il credito al muratore che gli lavora in casa. È Barcella, che accetta e si rivolge a Badalamenti. Che, secondo l’accusa a volte con lo stesso muratore ma più frequentemente con Currò, inizia con le minacce. Una volta, per esempio, alla Malpensata la donna si mette in ginocchio e prega che tutto finisca. Un’altra, si sente dire: «Finisci sulla sedia a rotelle». Il 16 dicembre 1016 il negozio del compagno viene danneggiato e lui picchiato. Ma il peggio è quando le viene nominato il figlio: «Vacci pure dai carabinieri, la prossima volta spezzo tutto il tuo ragazzo».