CHILOMETRI DI PROMESSE
Date ai politici italiani un’inaugurazione e vi solleveranno il mondo. Quelli bergamaschi non fanno eccezione: due tagli di nastro in pochi metri per un’opera e mezza, nel senso che mentre la fermata ferroviaria dell’ospedale è finalmente attiva, i parcheggi attorno al Papa Giovanni sono ancora da completare. Con quanta scienza si schierano dietro le strisce tricolori da tagliare: centrosinistra di qua (il sindaco Giorgio Gori e il presidente della Provincia Matteo Rossi), centrodestra di là (il governatore Roberto Maroni e l’assessore Alessandro Sorte). Un Cencelli da cantiere che, al culmine della sofisticazione, contempla un posto nelle foto anche per il candidato dei cinquestelle Dario Violi, espressione a metà tra l’ufficiale e il perplesso. Il tutto per un’opera importante, la fermata del Papa Giovanni, la cui principale caratteristica è di essere l’unica opera ferroviaria realizzata delle tante promesse, sognate o minacciate sul territorio. Il nuovo scalo merci? Vedremo. La seconda linea di tram verso la Val Brembana? Al momento sulla carta, senza un euro. Il treno tra la città e l’aeroporto? Troppo costoso per iniziare a parlarne seriamente con il governo (unica realistica fonte di finanziamenti, dopo aver vagheggiato per un decennio sponsor privati). La fermata ospedaliera però è stata fatta e con tale rapidità che scatena la fantasia. Così il piatto forte della giornata non è l’inaugurazione, ma la lunga serie di ipotesi di sviluppo futuro, tutto vincolato alla reale attuazione del raddoppio sulla Ponte San PietroMontello.
La lista dei desideri: un’altra fermata cittadina per l’Università, una tra Curno e Mozzo, una al Policlinico di Ponte. Cambio di fondale, si passa ai parcheggi. Qui si arrivano a ipotizzare — su basi finanziarie imprecisate — posti auto gratuiti per gli utenti dell’ospedale, l’equivalente bergamasco di «aboliremo l’Ici» o degli 80 euro renziani. E come si trasformerebbe l’attuale salasso in parcheggi gratis? Con i soldi della Regione, ipotizza il presidente della Provincia (che punta a farsi eleggere in consiglio regionale), con il presidente della Regione che, così su due piedi, mica se la sente di farne una questione di soldi e si lascia scappare un mezzo sì. Siamo solo a dicembre, si vota a marzo (forse). Ma la linea è tracciata: fermata dopo fermata, promessa dopo promessa, i binari della campagna elettorale conducono dritti alla batteria di pentole con mountain bike in omaggio.