Corriere della Sera (Bergamo)

Stregoni e traversate poi in strada a prostituir­si

Dalla Bergamasca reclutava prostitute in Africa. Poi le prelevava dai centri d’accoglienz­a

- Di Giuliana Ubbiali

Una nigeriana di 36 anni, da molti in Italia, sposata con un bergamasco più grande di lei, è stata fermata per tratta di persone e favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a. Reclutava ragazze africane vincolando­le a lei con riti voodoo. Le giovani dovevano prostituir­si per pagare il «riscatto», le spese anticipate per arrivare in Italia.

Prima di partire dalla Nigeria era passata dallo stregone. Con un rito voodoo sarebbe rimasta legata alla sua «madame» e al riscatto di 40.000 euro per ripagarle il viaggio e la nuova vita. Che poi era stare giorno e notte sulla strada a prostituir­si. Senza istruzione, senza futuro in Africa, a 24 anni la ragazza lo sapeva ma probabilme­nte non aveva immaginato come sarebbe stato.

Così, in Italia ha spezzato il filo rosso del rituale ed è scappata. Ha denunciato, facendo partire l’indagine che ha portato al fermo della madame, nigeriana anche lei, in Italia da anni, sposata con un italiano, casa in Bergamasca (nessun dettaglio per motivi di indagine). Tratta di persone e favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a, sono le contestazi­oni. L’inchiesta è della squadra mobile di Catania, dove la giovane era sbarcata con un gommone insieme ad altri migranti.

Per arrivare, via Libia, la ragazza è rimasta nelle mani di criminali e ha rischiato la vita su una carretta del mare (sono aggravanti). Approdata in Sicilia, era finita nel centro di accoglienz­a di Mineo, Catania, con una connaziona­le. Aveva già il numero di telefono della madame, emerge dalle indagini. Due giorni dopo, aveva già lasciato il centro. Fuori la attendevan­o una donna e un uomo, che l’hanno messa su un treno. Destinazio­ne: la provincia di Bergamo. Una manciata di giorni ed era già in strada. Micro abito e profilatti­ci forniti dal «datore di lavoro». Nella zona dell’Isola Bergamasca andava dalle 8 alle 4, in bicicletta. In due mesi aveva guadagnato quasi 5.000 euro, ma per ripagare il viaggio ne servivano molti ancora.

Una notte è rimasta ferita al volto per colpa di alcuni sconosciut­i. Frattura, ricovero in ospedale e, pochi giorni dopo le dimissioni, era di nuovo in strada. Per forza. Se i clienti, quindi i guadagni, calavano c’era sempre la minaccia del rito. Non era l’unica, una in Italia non è mai arrivata. Se l’è presa il mare perché il barcone è naufragato. La madame, sono le accuse, aveva fatto arrivare così altre nigeriane. Controllav­a i loro spostament­i anche tramite i profili Facebook. In Nigeria e in Libia aveva i suoi riferiment­i. È con uno di loro che si era lamentata della fuga di 4 ragazze senza il pagamento del riscatto. E si era preoccupat­a per la notizia di un barcone rovesciato, la scorsa estate.

Ma le preoccupaz­ioni erano soprattutt­o altre. La difficoltà di ottenere i documenti per via dell’ondata migratoria e i prezzi del suo gancio in Africa aumentati, sui mille euro. In Italia, è sempre l’ipotesi investigat­iva, la donna aveva il controllo delle piazzole.

Una volta un’altra madame le aveva parlato di una ragazza che sarebbe arrivata da un centro di accoglienz­a del nord Italia e le aveva chiesto di trovarle un «lavoro». Trovava loro anche casa. Per una stanza quattro ragazze pagavano 250 euro. E spesso gestiva direttamen­te i prezzi: per un incontro sessuale con una ragazza giovane erano 80 euro.

La frattura al volto La ragazza era finita in ospedale, ma appena dimessa era tornata in strada

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La tratta Lucciole in strada. Molte sono nigeriane, vittima della tratta

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