L’agente indagata Nell’alloggio contanti sospetti
In questura 10 mila euro, a casa altri 3 mila
Oltre ai quadri sequestrati, tanti da sembrare sospetti, c’erano anche 10 mila euro in contanti nell’alloggio di servizio del vice questore aggiunto Mariella Russo, in via Noli. E altri tremila erano in una abitazione presa in affitto a Bergamo dalla poliziotta. Gli inquirenti stanno quindi tentando di ricostruire anche la provenienza del denaro, non solo quella delle tele di valore, e hanno avviato accertamenti sulla situazione patrimoniale di Mariella Russo: i beni a sua disposizione sono giustificabili con gli stipendi conseguiti durante la carriera al servizio del ministero dell’Interno? Una domanda cruciale. Russo intanto è indagata per falso: avrebbe prodotto un documento farlocco, intestato alla prefettura, con cui si era interessata alla pratica per l’abilitazione di 11 nuove guardie giurate. I vigilanti, poi autorizzati, sono alle dipendenze di un istituto di Como, dove Russo era stata comandante della polizia stradale.
Ha accusato il colpo, a livello personale, il vice questore aggiunto di Bergamo Mariella Russo: da circa tre settimane, e cioè dal giorno della perquisizione del suo alloggio di servizio in questura e della sua abitazione privata presa in affitto a Bergamo, è assente dal lavoro per malattia. Ma non ci sono, a suo carico, provvedimenti di alcun tipo da parte della polizia, anche perché, al momento, l’indagine che la riguarda deve ancora chiarire molti aspetti (eventualmente anche in suo favore) ed è ferma alla sola ipotesi di falso.
In servizio in via Noli dal 2016 all’ufficio di polizia amministrativa, Russo risulta indagata perché a luglio di quest’anno avrebbe prodotto (o fatto produrre) un documento intestato alla prefettura — farlocco secondo indiscrezioni degli inquirenti — , con cui venivano richiesti chiarimenti al casellario giudiziario della procura, sul rilascio dei certificati di carichi pendenti per 11 aspiranti guardie giurate. Ma perché spingersi a produrre un atto falso, tra l’altro su una pratica che non coinvolgeva in
alcun modo la questura, dove Mariella Russo è in servizio? Una volta aperto il fascicolo d’indagine il sostituto procuratore Maria Cristina Rota ha tentato di capirci di più, disponendo le perquisizioni. Da cui non sono emerse risposte chiare su quel falso, ma è spuntato altro: nell’alloggio di servizio in questura c’erano, ad esempio, 10 mila euro in
contanti, risultati sospetti, nell’abitazione privata una cifra più contenuta, altri tremila euro. E in più molti quadri, da una parte e dall’altra, non solo appesi alle pareti ma anche imballati, poggiati a terra, tanto che una stanza in via Noli era sembrata una sorta di deposito.
Una situazione che, oltre al dato specifico dell’atto falso, pone la necessità di approfondire. La procura ha infatti chiesto una consulenza sui contenuti di un computer e di un paio di telefoni cellulari in uso a Mariella Russo, ma nel frattempo sarebbero già iniziati accertamenti sulla situazione patrimoniale del vice questore aggiunto: di quanti quadri è proprietaria? E di che valore? E quei soldi in contanti? Si tratta di capire se tutti i beni in questione, scovati con le perquisizioni, e più in generale l’ammontare complessivo del patrimonio della poliziotta, siano o meno giustificabili con lo stipendio percepito durante la carriera da funzionario pubblico. Questo il nodo principale dell’inchiesta, per poi tentare di dare spiegazioni anche a quel documento falso. «È sempre stata un’appassio- nata di opere d’arte, tutto qui», aveva dichiarato l’avvocato Piero Porciani, del Foro di Milano, pochi giorni dopo le perquisizioni. Ora dalla difesa non arriva nessun commento.
C’è, intanto, un’altra coincidenza che non è sfuggita a chi indaga. L’istituto di vigilanza che aveva avviato in prefettura a Bergamo le procedure per l’abilitazione delle guardie giurate, ha sede a Como, dove Mariella Russo aveva prestato servizio come comandante della polizia stradale, prima di passare nello stesso ruolo a Lecco e quindi all’ufficio di polizia amministrativa a Bergamo. La pratica per l’abilitazione, che poi c’è stata (i vigilantes sono in servizio all’aeroporto di Orio al Serio), non avrebbe avuto tempi particolarmente lunghi, rimasti nello standard. E, a maggior ragione, l’interessamento personale del vice questore aggiunto, con telefonate in prefettura e anche richieste fatte sul posto a una funzionaria di via Tasso, fino al presunto atto falso, aveva destato più di un sospetto.
La coincidenza Il suo interesse per 11 vigilantes di un istituto di Como, dove era stata in servizio