L’ammanco alla Sabb I Comuni contro l’ex Cda
Treviglio, per evitare il danno erariale i Comuni soci della Sabb votano per la causa civile
Gli amministratori di Sabb in servizio fino al 2015 rischiano di pagare per il dipendente infedele che aveva svuotato le casse della holding, facendo sparire 153 mila euro in quattro anni. I Comuni soci, per evitare il danno erariale, hanno votato all’unanimità per la causa civile.
Gli amministratori che dirigevano la Sabb, holding dei Comuni della Bassa, saranno chiamati a rifondere i soldi sottratti da un contabile della società tra il 2011 e il 2015. Lo ha deciso all’unanimità l’assemblea dei soci,formata dai sindaci dei Comuni, avviando l’azione di responsabilità verso il Cda in carica dal 2012 al 2014, formato da Giuseppe D’Acchioli (presidente), Gianantonio Ambrosini, Antonio Pezzotta (Consiglieri); verso D’Acchioli, inoltre, in veste di amministratore unico dal 2014 fino al marzo 2015 e il collegio sindacale composto per tutto il periodo preso in esame da Giacomo Maurini (presidente), Antonio Villari (sindaco effettivo ) e Antonio Bassini (sindaco effettivo).
I fatti risalgono al periodo che va dal 2012 all’inizio del 2015 e riguardano il contabile Nicola Mungari, indagato dalla procura di Bergamo per aver sottratto alla società 153.228 euro. Tutto era emerso a gennaio del 2015, quando Sabb era ormai una società non operativa (dopo aver ceduto l’attività di nettezza urbana). I controlli sui conti correnti permisero di appurare che le sottrazioni erano iniziate nel 2012. Mungari, creando ad arte alcune voci contabili, faceva emergere la necessità di eseguire dei pagamenti, che poi però finivano a lui stesso, perché disponeva, grazie al rapporto fiduciario con D’Acchioli, degli strumenti e dei codici per operare direttamente sui conti bancari della società. Il contabile aveva anche avuto l’accortezza di far coincidere sempre i saldi di cassa e dei conti correnti, così che nessuno si insospettisse. Quando però il meccanismo fu scoperto dalla società (al tempo era consulente, dopo aver ricoperto anche il ruolo di dirigente) Mungari rassegnò le dimissioni, ammettendo in una lettera le sue azioni e offrendosi di risarcire parte del danno. A quasi tre anni di distanza le indagini
non sono ancora chiuse e la partita sul lato di giustizia penale è ancora tutta da giocare.
Nell’ultima assemblea dei soci però, i sindaci hanno dovuto prendere posizione sul lato della giustizia civile. Sin dall’inizio si è discusso se gli amministratori in carica negli anni in cui furono sottratti i 153 mila euro, potessero essere chiamati in causa civilmente per rifondere eventualmente il danno. Per prendere una decisione l’attuale amministratore unico Marco Lizza ha chiesto un parere all’avvocato Paolo Ferrari, esperto di diritto societario. Le conclusioni del legale sono state stringenti: la responsabilità potrebbe configurarsi per negligenza e mancato controllo, perciò i sindaci sono obbligati a procedere. La Sabb, inoltre, in quanto società interamente partecipata da enti pubblici, è sottoposta alla stessa normativa, e quindi la sottrazione dei fondi ha danneggiato un patrimonio pubblico. Da qui la competenza della Corte dei conti che si starebbe già attivando: nel caso in cui la magistratura contabile rilevasse che i soci non avessero fatto il possibile per tutelare la società e le sue risorse, potrebbe infatti configurarsi un danno erariale, di cui i primi cittadini (rappresentanti dei Comuni soci) risponderebbero in prima persona. Secondo il legale quindi è
I numeri Sparirono 153 mila euro in 4 anni: in una lettera l’ammissione dell’ex dirigente
indispensabile attivare la procedura dell’azione di responsabilità chiedendo ai vecchi amministratori di rifondere il dovuto, fatto salvo ciò che si potrà recuperare, eventualmente, al termine dell’azione penale. Al momento del voto i sindaci hanno espresso all’unanimità la volontà di attivare l’azione civile.