Il regalo di Brembo? La ricerca sui trapianti
Nel campo del trapianto di fegato, l’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, che è già in prima linea soprattutto nell’ambito pediatrico, in cui tratta tre trapianti di fegato pediatrici su quattro di quelli eseguiti nei centri del Nord italian transplantation program (Lombardia, Veneto, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Marche), introduce una nuova metodica, che permette di migliorare la qualità e la funzionalità di un fegato espiantato e da trapiantare. Un passo reso possibile da Brembo, che ha deciso di «sostenere lo sviluppo di nuove e migliori tecniche di conservazione degli organi da trapiantare — come dice Cristina Bombassei, Csr Officer Brembo — dedicando la somma destinata ai regali aziendali a sostegno della ricerca» e all’acquisto di alcuni componenti indispensabili a ultimare il circuito di perfusione. L’acronimo del nome di questa metodica è «Hope», che in inglese significa «speranza», e sta per Hypotermic Oxygenated Perfusion, perfusione ipotermica ossigenata. Termini tecnici, che nella sostanza si traducono in una circolazione attiva extracorporea, con cui «si fa circolare nel fegato espiantato — spiega Michele Colledan, direttore del Dipartimento chirurgico dell’Ospedale di Bergamo —, una soluzione specifica a bassa temperatura e ossigenata. Questo permette di migliorare la qualità del fegato, in funzione anche di una ripresa funzionale più rapida nel paziente trapiantato e minori complicanze. E permette di allungare un po’ i tempi di conservazione dell’organo, che sono mediamente meno di sei ore. Questo trattamento di perfusione dura circa quattro ore, per cui si può arrivare a 810 ore di azione». Grazie a una sperimentazione fatta su una macchina in prova temporanea, l’ospedale di Bergamo — che fa in media 80 trapianti di fegato all’anno — ha già trattato tre fegati con questa tecnica, con risultati giudicati migliorativi in termini di qualità.