Corriere della Sera (Bergamo)

Abdelhakim «La mia corsa verso l’Italia»

Per il mezzofondi­sta un 2017 da sogno

- Amaglio

Abdelhakim Elliasmine, mezzofondi­sta originario del Marocco, ma residente a Brembate Sopra, nel 2017 ha fatto incetta di titoli per l’Atletica Bergamo 59: «E nel 2018 finalmente potrò essere convocato per la Nazionale italiana».

Per l’atletica italiana il 2017 sarà un anno da dimenticar­e: i mondiali di Londra si sono chiusi con un misero bronzo con troppi atleti al di sotto delle attese. In casa orobica, invece, qualche buon segnale è arrivato: chi ha stupito più di tutti è stato il marocchino della Bergamo 59 Abdelhakim Elliasmine che, al suo primo anno da junior, è andato fortissimo. «Avrei voluto fare meglio le gare indoor, ma un infortunio mi ha rallentato», confida il giovane mezzofondi­sta, che da nove anni vive in Italia. «Tuttavia il bilancio è più che positivo, soprattutt­o per il rendimento nel finale di stagione».

Titolo italiano sui 1.500 a Firenze, due bronzi alla rassegna tricolore indoor di Ancona (800 e 1500), 13° e miglior classe 1999 agli italiani di cross a Gubbio. Quale il risultato più soddisface­nte?

«Alla mia età non contano le classifich­e, ma i tempi: per questo i ricordi più belli sono la Walk and middle distance night, dove ho chiuso i 3.000 in 8’ e 22”, e il Meeting Athletic Elite, in cui ho strappato il personale sui 1.500

Sono originario del Marocco, ma vivo in Italia da 9 anni. Nel 2018 saranno dieci e potrò finalmente essere convocato nella Nazionale azzurra Abdelhakim

Elliasmine

metri».

A proposito, meglio i 1.500 o i 3.000?

«Oggi dico i 1.500, in cui ho trovato il feeling con il ritmo e la condotta di gara. In futuro si vedrà: in fondo in questi anni ho già cambiato disciplina».

A quanti anni ha iniziato a correre?

«A dieci anni con la marcia poi sono passato al salto in lungo e alla velocità. Solo a 14 anni mi sono specializz­ato nel mezzofondo».

Avrebbe voluto iniziare prima su queste distanze?

«No, penso che ogni disciplina mi abbia insegnato qualcosa; non a caso tanti grandi atleti hanno iniziato così».

Grandi atleti che, in Italia, sono sempre meno. Secondo lei perché l’atletica italiana fatica così tanto?

«Il livello internazio­nale è alto. Però, risultati a parte, questi ragazzi si impegnano a fondo per fare del loro meglio».

Tanti in Federazion­e non ne sono convinti…

«Posso immaginarl­o, così come sono convinto che aumentare i raduni e un centro federale vivo sia importante per creare gruppo e migliorare le prestazion­i».

Sa perché le stiamo facendo tutte queste domande sulla federazion­e italiana?

«Tra qualche mese diventerò a tutti gli effetti italiano e, di conseguenz­a, un potenziale azzurrino; spero di convincere i tecnici e fare bene anche con la divisa della Nazionale».

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