Corriere della Sera (Bergamo)

Bosco: «Manca una visione sulle Orobie»

Bosco, direttore di Madonna di Campiglio: piccolo può essere bello, tre sole piste ma perfette

- Brevini

«A Bergamo manca la visione. Gli operatori non hanno convinto che tutto è vendibile purché si abbia un senso di ciò che si sta vendendo. Piccolo può essere bello». A parlare è Francesco Bosco, direttore Madonna di Campiglio.

Bergamasco di nascita, con casa a Ranica, ma bresciano e ora trentino per l’attività profession­ale: Francesco Bosco è oggi uno dei massimi esperti di sci a livello nazionale. Dal 2009 è alla guida della società impianti di Madonna di Campiglio, che, con 400 dipendenti e, dopo l’acquisizio­ne della ski-area di Marilleva e Folgarida, un fatturato di oltre 50 milioni di euro, costituisc­e una delle realtà più importanti dell’arena bianca.

«La mia è una storia strana — racconta Bosco, di passaggio da Bergamo per la presentazi­one della 3-Tre — ero dipendente dell’Enel, poi nel 1976 mi venne in mente di assumere la gestione degli impianti e del rifugio di Monte Calvo a Temù. Avevo imparato a sciare alla Scuola militare alpina di Aosta e amavo questo sport. Con mio cognato, che all’epoca aveva 23 anni, tre più di me, ci lanciammo nell’avventura. Io capii subito che la gente bisognava andarsela a cercare, non stare lì ad aspettare che arrivasse». Nasce l’idea che avrebbe guidato tutto il percorso profession­ale di Bosco: fare marketing e comunicazi­one

e creare un sistema, fornendo un prodottote­rritorio, non singole prestazion­i scollegate fra loro. In fondo quando si compra un’auto non si compra la carrozzeri­a, poi le gomme, poi i sedili. Si acquista un tutt’uno.

Così fa anche chi va a sciare: vuole un prodotto unico.

«Purtroppo morirono di colpo i miei genitori e dopo sette anni mi ritrovai a dovere rientrare a Bergamo per dare una mano nel gestire il negozio di famiglia in via Pignolo.

Ma nel 1985 il Consorzio di Pontedileg­no, che allora si chiamava Skirama, mi cercò e mi diede carta bianca. Non immaginavo che stava iniziando una collaboraz­ione destinata a prolungars­i per 23 anni fino al 2008». In alta Valvive le Camonica Bosco progetta e porta a compimento il progetto, che sarebbe poi stato conosciuto come «il grande sogno»: il collegamen­to sci ai piedi di Temù-Pontedileg­noTonale, aprendo un comprensor­io che si stende tra i 1.000 e i 3.000 metri.

«Occorre capire l’importanza di riportare tutte le attività sotto una regia unica. In montagna prevalgono i campanilis­mi e manca il management: questo dovrebbero preparare le università di un paese come il nostro. Non basta far girare gli impianti e aprire gli alberghi: ci vuole una regia unica. La società impianti è la più grande realtà imprendito­riale della stazione. Ma, anche se costa un sacco di tempo, bisogna cercare di aprire il dialogo con tutti, promuovend­o una reale collaboraz­ione. Questa figura di coordinato­re è decisiva e la sua crisi può creare problemi, come è accaduto ad Adamellosk­i, dove in nove anni hanno cambiato sei direttori e ora il posto è vacante».

A Campiglio Bosco trova la classica belle dame du temps jadis, una nobile stazione che

La qualità prima di tutto, coniugata con la chiarezza sui reali interlocut­ori Francesco Bosco Direttore Madonna di Campiglio Contrasti «Da noi gli operatori si sono sempre guardati in cagnesco facendo la guerra dei prezzi»

di allori senza sapersi rinnovare. Bosco recupera subito la 3-Tre, gloriosa gara di Coppa del Mondo, che ora è tornata stabilment­e all’ombra delle Dolomiti di Brenta.

Inoltre avvia il rinnovamen­to delle piste e degli impianti, facendo nascere il più grande bacino per la neve programmat­a, il lago Montagnoli, che sembra un vero lago naturale, lungo 350 metri, largo 120 e profondo 12. Nella sorsa stagione ha prodotto un milione e seicentomi­la metri cubi di neve, quanta ne basterebbe per ricoprire con una coltre di mezzo metro 450 campi di calcio.

«Spesso penso alla montagna di Bergamo e mi pare che ciò che manchi sia la visione. Gli operatori non hanno capito che tutto è vendibile, purché si abbia un senso di ciò che si sta vendendo e «si capisca a chi proporlo». Piccolo può essere bello — conclude Bosco — e se si hanno solo tre piste, quelle devono essere comunque perfette. La qualità prima di tutto, coniugata con la chiarezza sui propri reali interlocut­ori. Da noi gli operatori si sono sempre guardati in cagnesco e hanno fatto la guerra dei prezzi. Ma, a forza di abbassare, dove pensano di finire?».

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Ski area Madonna di Campiglio, con l’acquisizio­ne di Marilleva e Folgarida, fattura 50 milioni di euro
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