Ago, filo e uniformi Il «sarto di guerra» che fa rivivere le battaglie storiche
Medole, l’artigiano che produce divise d’epoca
Le medaglie del nonno. La sua passione per divise e mostrine è cominciata così, quando, bambino, guardava nella vetrinetta della casa di famiglia, a Medole, nelle campagne del Mantovano, le decorazioni di nonno Emilio che aveva fatto la Prima guerra mondiale nel 265esimo Reggimento Brigata Lecce. «Mi sono sempre piaciuti i soldatini, i cavalieri e le loro uniformi. Le armi, però, mai», racconta Stefano Spazzini, 45 anni. L’amore per la storia l’ha trasformato in lavoro: nel suo laboratorio, tra vecchi cassetti colmi di bottoni e spagnolette di filo, cuce e ripara le divise, i copricapi, gli accessori in cuoio dei corredi militari. Lo fa per committenti appassionati, come lui, di rievocazioni storiche (fa parte dell’associazione «Cannoni e moschetti» di Medole) e per i musei.«Nelle case di una volta, soprattutto nelle corti di campagna, c’era sempre qualcosa di militare in giro. Io ho cominciato a raccogliere materiale fin da piccolo — spiega senza togliere il piede dal pedale della macchina da cucire, una Necchi d’epoca — , all’inizio mettevo da parte tante cianfrusaglie, ma quando sono tornato dal servizio militare ho cominciato a collezionare divise e oggetti in modo serio, studiando e documentandomi».
Più che alle battaglie in sé, Stefano s’è sempre appassionato alla storia delle persone. Tra i pezzi della raccolta a cui tiene di più c’è la divisa del mantovano Lino Sissa, classe 1873, che durante la Prima guerra mondiale combatté per due anni nel Decimo bersaglieri ciclisti. «Fu ferito da una scheggia di granata che gli portò via un polmone, ma si salvò. Io ho la sua divisa ancora con la scheggia».
Figlio di agricoltori, da ragazzo Stefano ha lavorato la terra come contoterzista, coltivando nel tempo libero la sua passione per le battaglie, studiando ciò che era avvenuto in Europa e in questa parte del Mantovano (la Solferino della celebre battaglia della Seconda guerra d’indipendenza è a pochi chilometri da Medole), dalle guerre napoleoniche alla seconda guerra mondiale. E partecipava, già allora, alle rievocazioni storiche, facendo il figurante, nei luoghi che furono terreno bellico, in Italia e in giro per l’Europa, come ad Austerlitz nella attuale Repubblica Ceca. La svolta, per il suo lavoro, sono state proprio le rievocazioni: «Mi sono reso conto che spesso mancavano le uniformi, gli utensili, gli accessori. Perché non ricostruiamo soltanto le battaglie, ma anche gli accampamenti. Dormiamo per 3 o 4 giorni sulla paglia e cuciniamo accendendo il fuoco, con l’obiettivo di raccontare la vita del soldato, le privazioni e le sofferenze».
La passione e una buona manualità hanno fatto il resto: «Ho cominciato costruendo un bicchiere di rame e non mi sono più fermato. Non sapevo cucire, ma ho imparato da autodidatta. E poi leggo tanto. Ho la terza media e tutto quello che so l’ho imparato dopo la scuola dell’obbligo grazie allo Nel Mantovano Stefano Spazzini, 45 anni, nel suo laboratorio di Medole in provincia di Mantova dove realizza divise d’epoca per musei e rievocazioni storiche studio e alla ricerca storica, necessaria per ricostruire forme e materiali».
Un po’ alla volta Stefano è diventato «il sarto delle rievocazioni», conosciuto da tutti gli appassionati e ora il suo lavoro è questo. Per riprodurre le uniformi nel modo più fedele possibile ha visitato musei e collezioni, e per le divise austriache, fondamentali per le rievocazioni risorgimentali, si basa su materiali dell’Archivio di Stato di Vienna: «Ho i capitolati dell’epoca, con disegni in scala e descrizione dei materiali». Per cucire usa macchine d’epoca recuperate da un vecchio opificio torinese, perché «i punti sono diversi da quelli delle macchine moderne e si vedrebbe la differenza», e anche per le finiture, come fibbie e bottoni, cerca di usare materiale originale. Per sceglierli ha due aiutanti speciali: i suoi figli più piccoli, di 8 e 4 anni: «Si divertono a rovesciarli sul tavolo e a dividerli per colori».